Processo crac Ac Siena, Mezzaroma: "Fatto di tutto per iscrivere la squadra"

E' proseguito in aula l'esame dell'ex numero uno bianconero: "Credevamo nel risanamento della società senza l'aiuto di Mps che si era disimpegnato"

Di Redazione | 4 Marzo 2021 alle 23:00

Processo crac Ac Siena, Mezzaroma: "Fatto di tutto per iscrivere la squadra"

Udienza fiume questo pomeriggio al tribunale di Siena nell’ambito del processo sul fallimento dell’Ac Siena, per cui sono a giudizio a vario titolo gli ex amministratori bianconeri e gli ex membri del collegio sindacale.

In aula è tornato a parlare, in qualità di imputato, l’ex presidente Massimo Mezzaroma, esaminato dal pubblico ministero Siro De Flammineis per la seconda parte della sua deposizione, durata più di 3 ore. Mezzaroma, che 15 giorni fa aveva principiato raccontando le prime fasi della sua gestione del club, è passato a relazionare sulle fasi successive – quelle che hanno portato alla non iscrizione della società alla serie B 2014-2015 – incalzato dalle domande del pm sui principali capi di imputazione. Tra cui la contestata cessione dei due milioni di crediti vantati con la Lega Calcio ai due professionisti, l’architetto Cristian Pallanch e l’avvocato Alessandra Amato, incaricati dalla proprietà di lavorare al piano di risanamento dei conti dopo il progressivo sfilarsi del sostegno di Mps, siamo tra il 2012 e il 2013. Mezzaroma ha spiegato che si trattò di una tecnicalità, suggerita dalla Lega stessa, per far sì che i creditori non potessero operare pignoramenti e si potessero così saldare con quelle risorse le pendenze ai fornitori.

La discussione si è poi spostata sui temi più tecnici che regolavano i rapporti di sponsorizzazione con Mps e su quello del paracadute, messo a bilancio dopo la retrocessione in B: “Non c’erano principi contabili definiti – si è giustificato – non abbiamo ricevuto rilievi dalla Covisoc”. Mezzaroma, nel sottolineare come fu fatto tutto il possibile per iscrivere la squadra stante l’impossibilità dell’azienda di famiglia di intervenire, ha sottolineato come da parte sua furono immesse risorse personali, attraverso l’ipoteca di due case, una a Roma e un’altra a Cortina, e di come si cercò numerosi potenziali acquirenti. “Volevamo andare avanti senza l’aiuto della banca, ci credevamo, ma non ci siamo riusciti” ha constatato amaramente l’ex numero uno.

C.C



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