Profonda crisi dell’impresa giovanile, in Toscana -24%. Nannizzi: "Troppe tasse, costi e l'online detta legge"

A Buongiorno Siena il punto del presidente di Confesercenti: "Se non si ferma l'emorragia tra 10 anni c'è il rischio di avere città deserte"

Di Redazione | 22 Maggio 2025 alle 9:00

Profonda crisi dell’impresa giovanile, in Toscana -24%. Nannizzi: "Troppe tasse, costi e l'online detta legge"

Impresa giovanile in caduta libera. Lo afferma Confesercenti con una analisi sui dati camerali che, a livello regionale, evidenzia come le diminuzioni più pronunciate siano nelle regioni del Centro-Sud (-24% rispetto a cinque anni fa) e la Toscana non fa eccezione.

Tra il 2019 e il 2024 sono scomparsi oltre 35.600 negozi, attività ricettive, bar e ristoranti guidati da under 35, con un calo del -22,9%. Una flessione nettamente più pronunciata di quella complessiva delle imprese (-7,2% dal 2019) e più che quadrupla rispetto alle attività guidate da over 35 (-5%) nei tre settori considerati. Per le piccole attività, spiega Confesercenti, è sempre più difficile resistere: una su tre (34,4%) chiude prima di compiere cinque anni di vita. Su scala regionale, non va meglio per la Toscana, che insieme a Umbria, Sardegna, Calabria, Abruzzo, Sicilia vede più pronunciate queste diminuzioni, nella misura del -24% rispetto a cinque anni fa

“C’è una profonda crisi delle imprese giovanili, nel commercio, nella ristorazione e nella ricettività – spiega a Buongiorno Siena Leonardo Nannizzi, presidente Confesercenti Siena – le attività gestite da under 35 registrano un calo del 30%. Aprire un’attività è diventato meno attrattivo, la sofferenza è davanti agli occhi, i dati sono evidenti, c’è mancanza generazionale, di figli che proseguono l’attività dei genitori. Il sistema attuale crea troppe difficoltà di gestione, c’è una pressione fiscale troppo alta, costi alti di utenze e affitti. Però se ci fosse lavoro e capacità di spesa, e non ci fosse un online che detta legge, le cose andrebbero in maniera diversa”.

“La situazione contribuisce all’impoverimento della rete commerciale, dell’indotto, legato a dipendenti, corrieri, rappresentanti – prosegue Nannizzi – il dramma è evidente, se non fermiamo l’emorragia non avremo più aperture nei prossimi 10 anni, e le città saranno deserte. Cosa si può fare? Minore pressione fiscale, più formazione adeguata e anche più autonomia ai Comuni nel redigere piani commerciali”.



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