Salvini al carcere di Ranza, Pd all'attacco: "Strumentalizza fatto di cronaca per ennesima passerella"

Di Redazione | 25 Settembre 2019 alle 16:02

Salvini al carcere di Ranza, Pd all'attacco: "Strumentalizza fatto di cronaca per ennesima passerella"

L’affondo di Bonafè e Kuzmanovic. La deputata Cenni: “Scopre oggi che a Ranza ci sono problemi seri? Ci spieghi perché non ha fatto niente quando era al Governo?”

“Anche stavolta Matteo Salvini approfitta di una delicata inchiesta per ritagliarsi un momento di visibilità in Toscana. Noi invece, nel respingere qualsiasi strumentalizzazione, non cambiamo le nostre posizioni a seconda di chi siano presunti responsabili o vittime. Per quanto ci riguarda sta alla magistratura fare chiarezza sempre e anche stavolta sui fatti di San Gimignano”. Così Simona Bonafè, segretaria del Pd toscano, sulla visita annunciata da Matteo Salvini per domani a San Gimignano.

“La politica non deve strumentalizzare, ma risolvere i problemi – aggiunge -. Il tema delle condizioni delle carceri va preso in seria considerazione: sovraffollamento e carenza di personale in primis non facilitano la funzione rieducativa della pena  prevista dalla Costituzione. Che un detenuto viva il carcere in condizioni non degradanti, formandosi e acquisendo competenze per il futuro, senza tornare a delinquere quando esce, è una questione di umanità, ma va anche nell’interesse di tutti i cittadini”.

“Caro Matteo Salvini, benvenuto in una città che è sempre stata di accoglienza fin dal medioevo – aggiunge il segretario del Pd di San Gimignano, Sergio Kuzmanovic -. Sei venuto per strumentalizzarci, ma non ci riuscirai. Siamo stupiti che tu  scopra il carcere di Ranza e le sue condizioni solo ora, quando da anni come Pd sangimignanese, assieme all’amministrazione comunale, denunciamo le carenze strutturali che hanno portato il penitenziario ad essere abbandonato al suo destino. In questi anni sono state messe in campo molte azioni per renderlo vicino alla comunità. Spegni l’ossessione del tweet, l’urgenza del post, la sincope da selfie che ti affligge ogni giorno e guarda la nostra bellissima città, che, insieme a te, ospita altri 3 milioni di persone l’anno. Perdi il tuo tempo se pensi di sfruttarla per la tua campagna elettorale permanente”.

Così Susanna Cenni, parlamentare del Pd alla Camera, commenta la visita di Matteo Salvini al carcere di Ranza, a San Gimignano.  “In questi giorni di grande attenzione mediatica vedo un grande attivismo attorno alla situazione del carcere di Ranza. Questo non può che essere apprezzato da chi, come me o come il Comune di San Gimignano, si è occupato in via permanente della casa di reclusione, ha svolto ripetute visite nei reparti, ha incontrato i vari direttori temporanei, ha seguito gli scioperi degli agenti di polizia penitenziaria costretti a turni difficili per la carenza di organico e messi in difficoltà anche da alcuni direttori passati di lì. Chi come noi si è recato a perorare la causa dell’istituto presso il DAP con ogni Governo, chiedendo più personale di polizia e più dignità per i detenuti e interventi per la struttura. E lo abbiamo fatto anche mesi fa, ottenendo, nelle scorse settimane, la risposta alla lettera del ministro Bonafede e l’assegnazione di un nuovo direttore. Più voci e più iniziative sono indubbiamente utili. Ciò che invece davvero sconcerta è l’annuncio della visita del Senatore Matteo Salvini. Faccio molta fatica a capire come può oggi autorevolmente intervenire chi sino a un mese fa aveva strumenti, risorse, ruolo e poteri per intervenire su Ranza visto che si occupava di tutto, e non ha alzato un dito ne speso mezza parola. Cos’è che muove oggi questo politico italiano in un momento di così grande delicatezza per l’istituto? Un momento in cui servono trasparenza, cautela, toni appropriati, certezze e rispetto per i diritti umani, come dei tanti agenti che in questi anni hanno fatto il proprio dovere. Spero che i lavoratori di Ranza lo chiedano al Senatore Salvini, e spero che possano ottenere risposte, perché se così non fosse, purtroppo, la visita andrebbe collocata nella categoria dell’uso politico strumentale di fatti drammatici. Pratica forse in voga nelle spiagge estive, ma non tollerabile nelle istituzioni democratiche”.



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