Scorie nucleari, Berni (Cia Siena): "Inammissibile, ci opporremo"

Il presidente Cia Siena, Valentino Berni sull’ipotesi di sito scorie fra Pienza e Trequanda: "area con vincoli paesaggistici di ogni tipo ma idonea per deposito radioattivo, come è possibile?"

Di Redazione | 6 Gennaio 2021 alle 13:10

Scorie nucleari, Berni (Cia Siena): "Inammissibile, ci opporremo"

“Assolutamente inammissibile il solo pensare di prevedere un deposito di scorie nucleari in Val d’Orcia (ed in parte in Valdichiana), in piena area tutelata dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità, in un zona ad alta vocazione agricola e paesaggistica, dove l’agricoltura di qualità, insieme al turismo, rappresenta un valore economico e sociale assoluto. Come Cia Siena ci opporremo con qualunque mezzo e in qualunque sede per difendere questo territorio dalla minaccia di un sito di scorie nucleari”. A sottolinearlo è Valentino Berni, presidente Cia Agricoltori Italiani di Siena sulla proposta prevista dalla Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) pubblicata sul sito della Sogin e che individua a cavallo del comuni di Pienza e Trequanda uno dei 67 siti idonei allo smaltimenti di scorie nucleari.

“Siamo nella zona di Sant’Anna in Camprena, dove è stato girato Il Paziente Inglese, film pluripremiato con gli Oscar – continua Berni -, si produce un’eccellenza enologica come il vino Orcia Doc, oli extravergine di oliva di assoluta qualità come il Dop Terre di Siena e l’Igp Toscano, oltre ad essere in una natura incontaminata con boschi rigogliosi e una campagna da cartolina. E come detto siamo in una zona tutelata dall’Unesco, in cui sono presenti vincoli paesaggistici ed urbanistici di ogni tipo, che molto spesso vanno a frenare lo sviluppo delle stesse aziende agricole. Mentre invece è un’area idonea per realizzare un deposito di scorie nucleari da 178 ettari: ma come è possibile? Per questo ribadiamo che si tratta di una eventualità assolutamente inaccettabile ed improponibile. Non c’è spazio per scenari di questo genere che andrebbero a vanificare decenni di politiche volte all’agricoltura di qualità e alla sostenibilità ambientale”.

 



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