“Continua il rischio di perdere la Camera di Commercio di Siena e la sua sede”

Di Redazione | 27 Luglio 2016 alle 16:17

“Continua il rischio di perdere la Camera di Commercio di Siena e la sua sede”

I lavoratori sono in stato d’agitazione per difendere i servizi e i posti di lavoro

“Decretazione agostana: il Governo sforna decreti nel periodo di ferie sperando di far passare sotto silenzio operazioni che riducono i servizi pubblici e mettono a rischio i livelli occupazionali – scrivono in una nota stampa le sigle sindacali FP CGIL, FP CISL, UIL FP-. E’ il caso del “Riordino del sistema Camerale” che il Governo si appresta a discutere nei prossimi giorni a seguito della legge 124 dell’agosto 2015, “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche –  .Ricordiamo alcuni elementi oggettivi che tornano utili a capire la realtà di questo paese:

Nella pubblica amministrazione italiana persiste un sostanziale blocco del turn over;

Nel 2010 è entrato in vigore il blocco dei contratti pubblici dipendenti – ad oggi ancora in essere (tra l’altro il blocco è stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale);

Nel 2010 il debito pubblico era pari a 1.851.252 milioni di euro;

Nel 2013 sono stati festeggiati nel salone attico della Camera di Commercio di Siena i 150 anni delle attività svolte a sostegno delle imprese e del territorio;

Nel 2014 il Presidente del Consiglio Renzi, appena insediato, aveva annunciato l’abolizione delle Camere di Commercio e la loro sostituzione con speciali agenzie per gestire tutti i rapporti burocratici fra strutture pubbliche e imprese; il debito pubblico ammontava a 2.134.200 milioni di euro;

Nel 2014 la Camera di Commercio di Siena ha versato all’erario € 519.046,93; nel 2015 ne ha versati € 548.980,47 (nel 2015 c’è stata una riduzione del 35%, per legge, del diritto annuale, principale voce di entrata del bilancio camerale); Nell’aprile 2016 il debito pubblico è già salito a 2.230.845 milioni di euro. I conti non tornano… Siamo proprio sicuri che il problema di questo paese siano i dipendenti pubblici e di conseguenza anche i dipendenti delle Camere di Commercio? Il Decreto Legislativo esce come bozza di discussione su carta intestata della Presidenza del Consiglio dei Ministri e ricalca (in peggio) la bozza di decreto che nei mesi scorsi mise in agitazione tutto il sistema camerale. Allora si disse che quella bozza era apocrifa (senza padri e madri); oggi quella bozza viene riproposta (in peggio), ma questa volta con la paternità molto chiara: il Dipartimento affari legislativi della Presidenza del Consiglio. Nella bozza viene ribadito: la drastica riduzione delle Camere di Commercio (solo 60 in tutta Italia dalle attuali 105), la chiusura degli uffici periferici dopo la fusione, il taglio lineare dei dipendenti del 15% e, a fusione avvenuta, del 25% dei dipendenti delle funzioni trasversali (uffici del personale, ragioneria, ecc.), il taglio delle risorse (-40% sui Diritti camerali per il 2016 e -50% nel 2017), la soppressione o gli accorpamenti delle aziende speciali, la soppressione, in pratica, delle Union Camere Regionali, la riduzione drastica delle funzioni proprie delle Camere di Commercio e l’apertura al privato.

Perché Siena rischia di perdere la sua Camera di Commercio? Basta leggere l’articolo 3 della bozza sopra menzionata, dove si parla di un piano complessivo di razionalizzazione delle sedi delle singole Camere di commercio con individuazione di una sola sede per ciascuna nuova Camera che dovrà avere almeno 75.000 imprese annotate nel Registro (Siena ne conta 37.370 al 31.12.2015).

Per il personale nessun paracadute. Chi verrà dichiarato esubero (che sarà in numero maggiore delle percentuali indicate in relazione alle funzioni che non saranno più svolte dalle Camere) potrà ricorrere solo alla mobilità: mobilità che in questo caso non vuol dire essere assorbito (per legge) da altro ente (come avvenuto per le Province), ma significa cassa integrazione con stipendio all’80% del tabellare (molto meno del salario in godimento) per due anni. Se entro i due anni non si trova collocazione si viene semplicemente licenziati. Il rimanente personale “fortunato” che rimarrà dipendente del sistema potrà essere spostato nella sede della nuova Camera di Commercio, con un aggravio di costi per spostamenti e una pesante ricaduta sulla qualità della vita. Pesanti ricadute in termini occupazionali e di servizi si avranno anche sulle Aziende speciali e sull’indotto: appalti che non verranno rinnovati per la chiusura delle sedi territoriali espressamente prevista nel Decreto. Un disegno scellerato che il Governo pensa di poter far passare nel silenzio della canicola estiva. Ma non sarà così! Come già dimostrato con le Province che sono in stato di agitazione ed alcune in occupazione, FP CGIL, FP CISL e UIL FPL, assieme alle RSU, risponderanno alla “provocazione” inaccettabile del Governo lanciando una altrettanto dura mobilitazione nazionale e locale. Al Governo sia ben chiaro: non gli sarà possibile approvare provvedimenti scellerati e dannosi per i servizi e per i lavoratori e le lavoratrici approfittando dell’anticiclone africano!! Anche d’estate, con il periodo feriale alle porte, saremo presenti per impedire lo sfascio della pubblica amministrazione. Questa nota sarà trasmessa, oltre ai mass media locali, anche ai Parlamentari di riferimento, Consiglieri Regionali, Sindaci, rappresentanti datoriali interessati al “riordino”.



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