Sinistra Civica Ecologista: "No alle privatizzazioni dei servizi pubblici locali e dei beni comuni"

"Il disegno di legge afferma una inaccettabile volontà di privatizzare i servizi pubblici locali, con la definitiva mutazione dei beni pubblici e del ruolo dei Comuni" scrive il coordinamento senese

Di Redazione | 23 Novembre 2021 alle 13:19

Sinistra Civica Ecologista: "No alle privatizzazioni dei servizi pubblici locali e dei beni comuni"

“Il disegno di legge per il Mercato e la concorrenza, approvato dal Consiglio dei Ministri il 4 novembre, nell’articolo 6 afferma una inaccettabile volontà di privatizzare i servizi pubblici locali, con la definitiva mutazione dei beni pubblici e del ruolo dei Comuni”. Così scrive il Coordinamento Provinciale di Sinistra Civica Ecologista in una nota stampa che riportiamo integralmente.

“L’intenzione di far scendere sotto il 51% di proprietà pubblica in aziende e le altre società decisive per l’erogazione di servizi pubblici locali che garantiscono diritti umani fondamentali come l’acqua, rappresenta un punto di non ritorno per la loro privatizzazione. Quello del Governo Draghi è un provvedimento vergognoso, che ignora quanto la pandemia ha evidenziato oltre ogni ragionevole dubbio: il mercato non funziona, non protegge, separa persone e comunità. Per di più, contrasta in modo evidente l’esito del referendum del 2011, quando 27 milioni di cittadini votarono per ribaltare la tendenza alla gestione privatistica dei beni pubblici, a cominciare dall’acqua. Quel clamoroso risultato è stato finora sostanzialmente ignorato, ma mai così radicalmente contraddetto come negli articoli della normativa in corso di pubblicazione. Ciò che si intende approvare, significa per le Amministrazioni pubbliche:

cedere campo libero alla gestione finalizzata al profitto e dominata dalla finanza;

rinunciare a gestire la cosa pubblica negli interessi dei cittadini, dei lavoratori, del territorio nel suo insieme;

accettare il progressivo aumento delle bollette e la riduzione degli investimenti, a favore dei dividendi distribuiti agli azionisti;

Non ci sono ragioni accettabili in questo processo di espropriazione: né politiche, né di bilancio. In particolare, il provvedimento poggia sulla più totale rimozione dei risultati raggiunti nella gestione privatistica dei monopoli naturali, come le risorse idriche, il trasporto pubblico locale, il ciclo dei rifiuti, le grandi infrastrutture di rete. A tale riguardo suggeriamo agli estensori dei testi di leggere qualche rapporto della Corte dei Conti sulle gestioni private dei monopoli naturali in Italia. Suggeriamo anche di verificare quanto avviene ad esempio nel Regno Unito in merito alla ri-nazionalizzazione della gestione delle ferrovie e delle risorse idriche.

In estrema sintesi, nell’ambito dei monopoli naturali, la teoria della cosiddetta “concorrenza per il mercato” non funziona: la stagione delle privatizzazioni ha portato aumenti delle tariffe per gli utenti, strutturale carenza di investimenti e conseguente peggioramento della qualità dei servizi, a fronte di rendite stratosferiche per gli azionisti. Il caso di Aspi-Atlantia in merito alla tragedia del Ponte Morandi sulla A10 non è un caso: è la regola. Risultati analoghi si possono riscontrare nei bilanci di Atlantia su Aeroporti di Roma o nei bilanci di Acea per quanto riguarda la captazione e la distribuzione dell’acqua nella Capitale o, ancora, nei servizi resi da Roma Tpl, gestore privato del 20% del trasporto pubblico locale all’interno del Grande raccordo anulare.

Proponiamo che il Pubblico si riappropri del governo del territorio con l’obiettivo di svolgere, anche attraverso le proprie aziende, una funzioni anticrisi e di riconversione ecologica ed ecosostenibile del sistema territoriale e di creazione di buona e stabile occupazione.

I campi sui quali rilanciare il nostro sistema sociale ed economico sono: investimenti nelle reti idriche; qualità dell’aria delle città; trasporti pubblici ecosostenibili; riciclo e riuso dei rifiuti; energie alternative; dissesto idrogeologico; bonifica dell’amianto; ristrutturazione degli edifici, recupero e riutilizzo delle aree industriali dismesse in alternativa a nuove cementificazioni e consumo del territorio.

Pertanto, chiediamo al Governo di ritirare questo provvedimento soprattutto di eliminare dal testo le norme relative alla privatizzazione dei beni comuni e de servizi pubblici locali.

Chiediamo infine ai sindaci che hanno intrapreso la strada della privatizzazione di beni comuni e servizi pubblici locali, di invertire la rotta e onorare la carica pubblica di cui sono stati investiti, decidendo di avviare una riflessione partecipata sul futuro di questi servizi, nel contesto della crisi economica, sociale ed ambientale nella quale siamo immersi, che richiede nuove risposte di partecipazione, responsabilizzazione, sostenibilità ed equa distribuzione delle risorse”.



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