Valenti: "Inconcepibili le dimissioni 'sospese' di Renzi"

Di Redazione | 6 Marzo 2018 alle 10:10

Valenti: "Inconcepibili le dimissioni 'sospese' di Renzi"

“Non ho condiviso le dimissioni ‘sospese’. Se qualcuno si dimette, lo fa e basta”

Attraverso il suo profilo facebook, il segretario provinciale Pd Andrea Valenti commenta il momento del Pd all’indomani della debacle elettorale alle politiche e alle discusse dimissioni annunciate da Renzi. Una presa di posizione forte, con la critica alle dimissioni “sospese” di Renzi che ha deciso di restare alla guida del partito fino alla formazione del nuovo Governo, ed anche con l’accusa a chi ha spaccato la sinistra, facendo un chiaro riferimento alla “scissione” di Liberi e Uguali.

“Per le vittorie di Padoan, di Susanna Cenni, di Riccardo Nencini, Siena è stata determinante: nelle province confinanti, con le quali condividiamo alcuni comuni nel collegio, purtroppo è andata peggio. Ieri tutti noi abbiamo anche appreso delle dimissioni del segretario nazionale Matteo Renzi. Non penso sia stato un fulmine a ciel sereno per nessuno, di fronte a un simile risultato elettorale, insoddisfacente sotto ogni punto di vista, è un atto quasi dovuto. Ritengo però che sarebbe ingeneroso imputare la colpa di questo disastro solo ed esclusivamente a Renzi. Magari servirebbe ad assolverci un po’, eppure sono stato sempre convinto che in un partito, specialmente se quel partito lo chiami democratico, sia i successi che le sconfitte sono sempre un risultato collettivo”

“Il gruppo dirigente nazionale ha commesso degli errori enormi. Personalmente ho sempre avuto la consapevolezza, e l’ ho sempre detto, che la proposta di Matteo Renzi era ampiamente maggioritaria nel partito ma, purtroppo, logorata nell’ elettorato. Eppure mi sono speso ogni secondo per questo partito e per la campagna elettorale, convinto di stare dalla parte giusta. Ma se oggi la sinistra in questo paese è annichilita, quasi umiliata, con una casa ridotta ai minimi storici e altri frammenti inconsistenti (come era ampiamente prevedibile: io queste grandi praterie a sinistra del Pd non le ho mai viste, eppure la provincia la giro tanto) è anche colpa di chi con un atto incomprensibile ha spaccato questo partito e probabilmente anche di noi che ne siamo stati per anni minoranza. Non ho condiviso questa idea delle dimissioni “sospese”. Se qualcuno si dimette, lo fa e basta. Ripeto, per me era un atto dovuto, ma non è mica un obbligo statutario. Dimettersi ma prima gestire consultazioni, elezioni della presidenza di camera e senato, fase pre congressuale mi sembra assurdo. Da una parte dai l’ idea di un commissariamento – di te stesso fra l’ altro – che non ha senso, dall’ altra togli completamente forza al valore anche simbolico di un gesto politico. Come non ho apprezzato l’ assenza di un minimo di autocritica. Renzi, come tutti noi, nella sua vita ha avuto vittorie (anche belle e clamorose come le Europee) e sconfitte. Dopo le prime primarie, le uniche che ha perso, fece un discorso bellissimo. Come ho apprezzato il discorso post referendum. Ma anche dopo il referendum è mancata completamente una analisi e una presa di responsabilità sull’ accaduto. Non dobbiamo permettere che anche queste elezioni, come il referendum, diventino un rimosso collettivo.
Quello che è successo va affrontato, analizzato, compreso. Altrimenti non si può ripartire. Ne va del futuro nostro e della sinistra in questo paese. Ieri una giornalista mi ha chiesto se questo segna la fine nel renzismo. Le ho risposto che una cosa come il renzismo, in un partito, nemmeno dovrebbe esistere. Come non dovrebbe esistere un orlandismo, un cuperlismo, un franceschinismo, chiamateli come volete. Io sono segretario di questo partito, ma ho la consapevolezza che se domani, tra un mese, un anno non lo sarò più, questo non pregiudicherà la sua esistenza.

“Se il personalismo e il leaderismo diventano chiave di lettura politica, se prevalgono sul collettivo, i risultati sono questi.  Adesso è di nuovo il momento di ricostruire. Tutti, nessuno escluso. Come abbiamo fatto in campagna elettorale.  Un’ ultima nota. Certe discese in corsa dal carro dello sconfitto sono ancora meno dignitose di certe salite in corsa sul carro del vincitore, ve lo dice uno che non ci è mai salito nè quando era stretto e angusto nè quando era ampio e comodo. Pensiamo a voler bene al Pd e a rimetterlo in piedi al meglio che possiamo.  Ne abbiamo la forza e la capacità”



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