Congresso Pd: Scaramelli e i turborenziani

Di Redazione | 15 Dicembre 2016 alle 12:19

Congresso Pd: Scaramelli e i turborenziani

La posizione dei “turborenziani” sul Congresso Pd

Giacomo Bugliani e Stefano Scaramelli, rispettivamente presidente di I e III Commissione in Consiglio regionale, rimandano al mittente le proposte di Bersani e della minoranza

“Una cosa è certa: il futuro esiste, è alla nostra portata. E’ là fuori, basta farlo entrare. Il momento in cui andremo a viverci è solo rinviato. Il primo passo da compiere è un Congresso a porte aperte. Il Pd può raccogliere forze e consensi per politiche riformiste, di cambiamento, necessarie in Italia e in Europa. Congresso a porte aperte significa porte spalancate agli elettori, pure per i livelli locali e territoriali, non solo per le primarie nazionali. Dobbiamo creare con tutti reali momenti di discussione e di decisione. Serve quindi un congresso aperto a tutti, riservando agli iscritti la possibilità di far parte degli organismi decisionali”. Così Giacomo Bugliani, presidente I Commissione in Consiglio regionale, e Stefano Scaramelli, presidente III Commissione, intervengono sulle proposte di Bersani e della minoranza dem sul Congresso.

I “turborenziani” di  Siena e Massa Carrara non ci stanno all’ipotesi di un segretario eletto solo dagli iscritti Pd e spiegano: “sarebbe grave. Significherebbe fare un passo indietro nella storia. Anche l’esito referendario stesso ci dice che la direzione in cui andare è quella opposta alla chiusura, all’arroccamento su sé stessi in cui qualcuno ci vorrebbe trascinare. In un momento così delicato e difficile a livello nazionale, ma anche internazionale, per le politiche e le forze di sinistra, dobbiamo aprirci al confronto, alla riflessione, alla condivisione con tutti i cittadini. Sarebbe un errore dialogare solo con le élite, dobbiamo stare con tutti. Con quanti sono e militano al nostro fianco in un contesto nazionale profondamente bisognoso di idee, riforme, prospettive e di un nuovo paradigma politico che parta dal basso.

Essere vicini e aperti a quanti più cittadini possibile con quel “centralismo democratico” che la minoranza sembra aver dimenticato è un principio irrinunciabile per il nostro partito. L’azione riformista può solo ripartire da qui, dal basso, dalla partecipazione, da una maggiore equità, dalla coesione sociale, dalla crescita economica non di pochi ma di tutti, da nuove politiche pubbliche. Il Congresso deve essere aperto, spalancato, per scrivere insieme a tutti anche i nuovi temi dell’agenda politica.

Nelle parole della minoranza dem c’è, purtroppo, lo spettro di un film che abbiamo visto troppe volte: quella frammentazione che ha solo favorito la discesa pure in campo politico di quel corporativismo sociale e professionale che ha avuto conseguenze nefaste nella nostra società. Essere di sinistra non significa rappresentare la somma di tanti interessi particolaristici ma lavorare per il cambiamento e la creazione di una prospettiva generale capace di includere, e aggregare, anche quanti sono fuori dalle “caste””.

 



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