Resta delicato e in una fase di stallo il futuro dei lavoratori della Beko di Siena, nonostante la firma dell’accordo avvenuta mesi fa. La segretaria Daniela Miniero della Fiom Cgil locale segnala i ritardi nell’attuazione delle misure concordate: “Siamo ancora in una fase stagnante perché l’accordo è stato firmato, ma stenta a prendere corpo”, afferma Miniero. Il motivo è legato ai tempi della politica: si attende che il governo renda effettivamente operativa la norma sull’ammortizzatore sociale ad hoc previsto per i lavoratori coinvolti nella vertenza.
Si tratta di uno strumento fondamentale per coprire gli anni 2026 e 2027 con cassa integrazione a zero ore, come previsto nell’intesa sottoscritta con il Ministro Urso, che si era impegnato a sviluppare una normativa specifica. Ma la sua trasformazione in provvedimento attuativo sembra essersi arenata: “Bisogna trovare un ammortizzatore ad hoc per il 2026-2027 e questo implica che non siano potute partire le procedure per l’incentivo all’esodo”, spiega ancora Miniero, che poi aggiunge: “Attualmente, i lavoratori che hanno manifestato la volontà di aderire all’esodo sarebbero una trentina, ma il numero rimane aperto a variazioni, vista l’incertezza sulle tempistiche”.
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha già dato la propria disponibilità e, secondo la Fiom, ora la palla passa al Ministro Calderone, chiamata a dare piena operatività alla misura.
Intanto, i lavoratori continuano a mobilitarsi: nella giornata di ieri hanno preso parte all’assemblea nazionale dei metalmeccanici a Bologna, promossa in vista del rinnovo del contratto collettivo nazionale. Sullo sfondo, resta attivo anche il lavoro dell’advisor Sernet, che nei giorni scorsi ha effettuato un nuovo sopralluogo all’interno dello stabilimento, approfittando di una giornata di chiusura.
Per la Fiom Cgil, è fondamentale che le promesse del governo diventino fatti concreti. Solo così si potrà dare certezze a un territorio e a decine di lavoratori ancora in attesa di risposte.