Distilleria Deta, il 19 ottobre si discuterà il ricorso al Tar del Comitato tutela e difesa della Valdelsa

Il Comitato ribadisce tutte le motivazioni del ricorso e gli atti impugnati, le problematiche del territorio e le difficoltà che cittadini e aziende del settore turistico stanno subendo

Di Redazione | 17 Settembre 2022 alle 9:30

Distilleria Deta, il 19 ottobre si discuterà il ricorso al Tar del Comitato tutela e difesa della Valdelsa

Il prossimo 19 ottobre saranno discussi i ricorsi presentati al Tribunale Amministrativo della  Regione Toscana dal Comitato tutela e difesa della Vald’Elsa, da Italia Nostra Onlus, da imprenditori e cittadini della Val d’Elsa, contro la Distilleria Deta, il Comune di Barberino Tavarnelle,  la Regione Toscana. 

Da oltre un anno e mezzo il Comitato porta avanti il proposito di realizzare le proprie finalità statutarie promuovendo  iniziative ed azioni legali volte a salvaguardare gli interessi ambientali del territorio,  il diritto alla salute, al lavoro, alla qualità di vita e non per futili motivi, come qualcuno vorrebbe fare intendere.  I motivi del ricorso sono gli atti impugnati:

  1. Contro il rilascio della nuova Autorizzazione Unica Ambientale a cura della Regione Toscana che, pur avendo abbassato i limiti delle emissioni in atmosfera, con i fatti, ha triplicato la durata lavorativa portandola da 150 a 300gg/24h ( mediamente la vecchia proprietà lavorava però sui cento giorni l’anno). Temiamo che la lunga esposizione giornaliera abbia effetti negativi sulla salute,  oltre che cavalcare un periodo di attività lavorativa turistica nel territorio. In più si raddoppiano le emissioni di fuoriuscita alla ciminiera, portando il valore da 35000 Nmc/h a 75000 Nmc/h. Congiuntamente al raddoppio di questi valori  la nuova AUA permette potenzialmente a Deta di lavorare un quantitativo di vinacce di almeno 10 volte superiore  rispetto a quello che lavorava la precedente gestione
  2. Contro la costruzione della ciminiera di 60 con autorizzazione comunale. Dopo il primo anno di funzionamento è del tutto evidente che la nuova ciminiera non ha risolto la problematica per cui è stato pensata e autorizzata dal Comune: disperdere fumi e odori su un territorio più ampio (cfr. Arpat). Oggi sappiamo che la sua altezza non è sufficiente per perforare la barriera dell’inversione termica (che di sicuro si trova ad un’altezza molto superiore ai 60 metri della ciminiera da cui, peraltro, i fumi escono con temperature di 70°C e pertanto privi della  spinta verticale necessaria a forare la barriera dell’inversione termica. Il risultato è che oltre a subire insopportabili miasmi, che  incidono pesantemente sulla qualità di  vita,  ciò impone  alle persone   di vivere con le  finestre sbarrate anche in estate,  per evitare l’odore insopportabile,  problema  questo  supportato da oltre 120 segnalazioni di cittadini tra ottobre 2021 maggio 2022 a cui si aggiungono le oltre 40 segnalazioni dopo la riapertura dell’impianto a giugno. Ricordiamo infatti che la Regione ha disposto la chiusura dell’impianto per oltre un mese,  visto che l’azienda  non riusciva a lavorare nella norma.  La riapertura è stata concessa solo dopo le  prescrizioni  di Arpat, ma i problemi odorigeni sono continuati.

E’ bene ricordare che la zona della Zambra è satura  di aziende impattanti, come si legge già  nel  piano strutturale e regolamento urbanistico del Comune di Barberino V.D. del 2008. Permettere la nuova costruzione di una ciminiera di 60 metri, in un contesto come quello descritto – ritenendola un mero intervento di manutenzione, per di più vincolato all’ipotesi (e non alla certezza) di risolvere un problema odorigeno –  ci è sembrata una scelta discutibile.

La distilleria da parte sua lamenta gli sforzi finanziari fatti  per ammodernare gli impianti, non ci sembra niente di straordinario,  fa parte delle logiche aziendali se si vuole implementare il business. L’investimento risulta remunerativo, infatti è stata acquisita un’ottima un’azienda  che, dai bilanci depositati alla Camera di Commercio negli anni 2015, 2016 e 2017 e da tutti  visionabili,    ha prodotto utili netti per € 736.338  € 808.793  €  1.479.612 per gli anni citati.

Inoltre la Deta osanna l’incremento occupazionale, a questo proposito si noti che nei dati della vecchia gestione della distilleria, nel bilancio 2017  c’è riportata una forza lavoro di 25 dipendenti. L’attuale forza lavoro della distilleria, come si rileva dai bilanci  2020  è stata mediamente di 35 persone con il 25% circa di personale stagionale o a temine e nel 2021 di 31 unità,  non  sembra un grande  impiego di nuovo personale a fronte del disagio e peggioramento della qualità di vita.

E non per ultimo si osservi che nel  perimetro  nel quale insiste  la distilleria Deta, è ricompresa una fondamentale attività turistica volano economico per il territorio  e qualsivoglia spinta turistica, dopo il lunghissimo fermo dovuto al Covid, rischia di bruciarsi. Una tale prospettiva non sarebbe certamente auspicabile per l’economia locale,  con  la possibile perdita di posti di lavoro. Leonardo Marras, assessore all’economia e al turismo della Regione Toscana  ha  affermato che  la nostra Regione si conferma massima attrattiva per visitatori italiani ed internazionali. A luglio la stampa ha diffuso   stime che  indicano “una crescita di  arrivi e pernottamenti per l’estate 2022 che  potrebbe far registrare 5,1 milioni di arrivi e 21,5 milioni di presenze”. E’  indubbio che il  Chianti ha una grande attrattiva e molti di questi visitatori transiteranno nel nostro territorio,   la Zambra purtroppo – non sempre odorosa –  è la porta d’ingresso alla Val d’Elsa!

Insomma la qualità di vita è peggiorata, il settore turistico ha problemi, inoltre in questo periodo sul piazzale della Deta arrivano  tutti i giorni  TIR che portano vinacce provenienti da coltivazioni intensive di tutta Italia,   intralciano il traffico,  inquinano l’aria con la CO2. Non si possono sempre fare le scelte tenendo conto solo dei profitti e dell’interesse  economico. Noi confidiamo nella Giustizia e  contiamo  che i giudici ravvisino la drammaticità  della situazione e le nostre preoccupazioni siano condivise.



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