Drappellone, le verità di Montesano: "La mia arte è copiare"

Di Redazione | 15 Ottobre 2018 alle 14:38

Drappellone, le verità di Montesano: "La mia arte è copiare"

Il pittore in esclusiva a Siena Tv: “Parto da contenuti nazional-popolari e li rielaboro. La cartolina originale? Trovata nel mio archivio. L’accusa di plagio è cretina”

Un fiume di polemiche dopo la presentazione del Drappellone del Palio straordinario ad opera di Gian Marco Montesano. In particolare nei social, per via di un’immagine di una cartolina che secondo molti sarebbe stata copiata e plagiata dall’artista piemontese per realizzare il cencio. Montesano ai microfoni di Siena Tv ha voluto spiegare e dire la sua, togliendosi alcuni sassolini dalla scarpa: “Non sono un copione. La mia arte è rielaborare, è sempre stata questa, ho fatto pure due Biennali. Se questo è copiare sono il principe dei copioni”.

“Vorrei dire alle persone che hanno scatenato questa sorta di veleno sui social che io sono una persona incline alla tranquillità e alla pace – ammonisce – Però se mi si cerca, mi si trova. Per prima cosa, non mi ha dato fastidio la critica all’opera, nè l’accusa di plagio che è cretina, ma la cattiveria di una persona che nascondendosi  dietro un computer ha detto che l’artista non ha nemmeno avuto coraggio di parlare. Ho rifiutato di intervenire per pudore ed eleganza, non accetto che questa cosa sia disprezzata”.

La sua arte: “Molti sanno che da me tanti anni fa prese origine una corrente, il medialismo, vale a dire che io ho sempre lavorato su elementi tratti dai media. Non ci sono novità, anche Andy Warhol lo faceva. Vecchie riviste, cartoline, riviste, elementi tratti dalla cultura popolare, calendari dei barbieri e dei soldati. Ho sempre lavorato su questo cercandone il senso. Lavoro sul già fatto, sul già utilizzato, ma mai su elementi pittorici, sono un artista della storia”.

La cartolina originale: “L’ho trovata nel mio archivio di media, riviste ed elementi iconografici. E’ una cartolina di propaganda austroungarica, un elemento nazional popolare. Mi sono ritrovato a dover riassumere in uno spazio inusitato, di 80 cm per 250, e in tempi esecutivi stretti, il tema della guerra e della pace, procedendo per via simbolica. Ho voluto dare al significato della pace più profondo: ho preso un’immagine di propaganda del nemico,  e l’ho spogliata dei connotati, penso al soldato che indossa l’uniforme del suo nemico, attribuendogli valori di gentilezza e pace. E’ una reinterpretazione totale. L’assenza della madonna? E’ nel celeste, ha attributi celestiali”.

 



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