FIT CISL contro il piano di esternalizzazione dei servizi proposto da SEI Toscana

Di Redazione | 8 Agosto 2018 alle 9:32

FIT CISL contro il piano di esternalizzazione dei servizi proposto da SEI Toscana

 

Già a settembre si richiede l’apertura di un tavolo che coinvolga azienda, organizzazioni sindacali e amministrazioni locali

A seguito dell’incontro che si è tenuto a Siena tra i vertici di SEI Toscana e le organizzazioni sindacali, continua la preoccupazione per gli oltre 400 interinali a cui non è stato rinnovato il contratto. La FIT CISL, rappresentata al tavolo dai delegati RSU e dalla Segreteria Regionale Toscana, ha espresso contrarietà assoluta al progetto di inclusione sociale proposto dall’azienda. Si tratta di un’esternalizzazione mascherata, un progetto che taglia salario e diritti, concepito per recuperare cassa, facendo pagare il conto a lavoratori e cittadini, senza ridurre i costi del sistema ma soprattutto con un rischio di peggioramento della qualità del servizio erogato. FIT CISL ha chiesto all’azienda risposte sul piano di rientro dai 4 milioni e 200 mila euro di disavanzo e sulle coperture del nuovo piano industriale, che sarà presentato al CDA nella seduta in programma il 29 agosto. Purtroppo, non solo non esiste ad oggi un programma certo di rientro, ma nemmeno la certezza che il piano industriale a regime possa sortire l’effetto panacea auspicato dall’azienda. L’investimento richiesto, a quanto riferito dall’azienda stessa, si aggira intorno ai 50 milioni di euro, ma, secondo Fit Cisl non garantisce né gli obiettivi di filiera, in merito alla qualità del materiale raccolto, né gli obiettivi economici, in merito ai ricavi derivanti dalla vendita del materiale selezionato.

 

La cosa sconcertante è che fino al 2017 l’azienda prospettava il rientro degli impianti nel perimetro di gara, la valorizzazione delle materie prime secondarie e l’assunzione di 300 interinali. Se le esternalizzazioni sono oggi la risposta ai lavoratori che chiedono, dopo anni di precariato, assunzioni a tempo indeterminato e applicazione del CCNL di settore, non capiamo cosa c’entri il decreto dignità, una legge che si prefigge di ridurre il ricorso a somministrazioni e contratti a termine. Allo stesso modo, se la risposta ai cittadini, e di conseguenza alle amministrazioni comunali, sono i cassonetti intelligenti, non capiamo come un simile piano possa ridurre in prospettiva i costi del personale ma soprattutto come si possa conciliare con un piano economico-finanziario sostenibile e alla portata di questa compagine.

 

L’obiettivo della FIT CISL, condiviso durante l’incontro, è l’apertura di un tavolo che – già a settembre – coinvolga azienda, organizzazioni sindacali e amministrazioni locali. Un piano che, in attesa dell’ingresso del nuovo o dei nuovi soci industriali, come richiesto dai commissari, si prefigga di salvaguardare posti di lavoro, tariffa e qualità dei servizi. Un piano che contrasti, in un momento di incertezza, come quello che SEI Toscana sta attraversando, l’affermarsi di un meccanismo collaudato di sfruttamento del lavoro, utile solo a chi, anche di fronte all’evidenza dei fatti, si ostina a far ricadere responsabilità diffuse su chi responsabile non è.



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