I lavoratori della Beko presenti al Giubileo dei Lavoratori in occasione del simbolico pellegrinaggio dalla Chiesa di San Girolamo in Campansi fino al Duomo di Siena. Un segnale di vicinanza come quello che il mondo cristiano ha dimostrato riguardo questa vertenza, a partire dal Cardinale Augusto Paolo Lojudice e dal parroco Don Carmelo Lo Cicero fino addirittura a Papa Francesco. La stessa vicinanza che i rappresentanti sindacali si augurano da parte del nuovo Pontefice Leone XIV.
“È una dimostrazione che noi siamo vicini alla Chiesa – afferma Massimo martini, Segretario Uilm Uil di Siena -. La Chiesa è vicina a noi e noi sicuramente vorremo conoscere anche il nuovo Papa, il cui predecessore è stato colui che in qualche modo ha iniziato, con la Rerum Novarum, a pensare anche al mondo del lavoro, ai lavoratori, che sono stati dei passaggi formali ma sostanziali. Per questo oggi noi vogliamo e siamo presenti con i nostri lavoratori a questo pellegrinaggio dei lavoratori e quindi siamo vicini alla Chiesa e la Chiesa è vicina a noi. Il nostro obiettivo è quello di conoscere questo nuovo Papa perché per noi è una grande opportunità”.
“La vertenza BEKO è riuscita non soltanto nel miracolo di risvegliare una sensibilità e un sentimento solidaristico nella città, ma anche quella di unire il sacro e il profano – dichiara Daniela Miniero, Segretaria Fiom CGIL Siena -. Noi speriamo che questo nuovo Papa possa continuare quel percorso di sensibilizzazione verso un tema che è fondamentale, che è strettamente legato alla dignità dell’uomo. Questa non è soltanto una battaglia per trattenere il posto di lavoro, ma è anche una battaglia per la dignità delle persone che non può prescindere da un lavoro sicuro, da un lavoro non precario, da un lavoro certo, da un lavoro dignitoso con salari che siano al pari di quello che è il costo della vita. E noi come CGIL non è un caso che abbiamo promosso quattro quesiti referendari che si andrà a votare l’8 e 9 giugno perché pensiamo che vada riportata dignità nel mondo del lavoro che scelte normative infelici e a danno della classe lavoratrice hanno reso più precario. E che oggi la BEKO lo dimostra, nessun lavoratore, in nessun settore, in nessun gruppo industriale, piccolo o grande che sia, può sentirsi al sicuro”.