L’allarme siccità non tocca soltanto i semplici cittadini ma anche gli agricoltori e le aziende agricole che quotidianamente devono far fronte al sempre più esigente bisogno di irrigazione dei campi coltivati. Le stime parlano chiaro: l’ultimo inverno ha lasciato l’Italia con 1/3 di pioggia in meno e un mese di maggio caratterizzato da un clima estremamente arido e da un aumento incontenibile delle temperature. Per questo Coldiretti e Confagricoltura, due tra le maggiori associazioni di rappresentanza degli agricoltori italiani, tracciano un primo bilancio veramente molto preoccupante.
“Si è ad esempio avviata la trebbiatura dell’orzo in Val d’Orcia con una riduzione del 50%, la siccità sommata a caldo e vento fa sì che avremo il 15-20% in meno di raccolto, dobbiamo stare attenti alla desertificazione di alcuni terreni” ammonisce Simone Solfanelli, presidente Coldiretti Siena ai nostri microfoni.
Si tratta di cambiamenti climatici in atto, non più straordinari, e per questo le due associazioni di categoria è già da tempo che chiedono che si lavori anche su piccoli e grandi invasi idrici per poter prevenire questa seria piaga climatica su cui però il PNRR e la politica non stanno dando risposte.
“Abbiamo sottovalutato negli ultimi decenni il discorso della creazione di invasi idrici e del mantenimento delle strutture distributive, abbandonate, non abbiamo fatto un’opera di prevenzione, ora troviamo le conseguenze” aggiunge Nicola Ciuffi presidente Upa Siena.