Terremoto, dal Magistrato delle Contrade un’importante offerta a favore del Comune di San Ginesio

Di Redazione | 19 Maggio 2017 alle 14:31

Terremoto, dal Magistrato delle Contrade un’importante offerta a favore del Comune di San Ginesio

Siena e San Ginesio, tre appuntamenti a suggello della storica amicizia che lega le due città

Nonostante le ferite causate dagli eventi sismici che hanno duramente colpito l’Appennino centrale e l’entroterra maceratese a partire dal 24 agosto scorso, la cittadinanza sanginesina vuole ripartire, e perpetrare le sue tradizioni con l’organizzazione, sabato 10 e domenica 11 giugno 2017, della XIX edizione della rievocazione storica Il Ritorno degli esuli ed il giuramento della pace cittadina.

Il patto di solidarietà nato nel XV secolo fra il Comune di San Ginesio (MC) e quello di Siena, e che si rinnova ormai da 54 anni, a cadenza triennale, è un evento fra i più antichi e prestigiosi della Regione Marche, non tanto e non solo per le sue radici storiche, quanto e soprattutto per la presenza della Municipalità di Siena nel corteo, accompagnata dal Gonfalone, dalle chiarine, dai tamburi e dai figuranti, in costume d’epoca, il che rende la manifestazione un unicum di assoluto rilievo in campo nazionale.

La rievocazione narra dei trecento sanginesini che tra l’anno 1450 e l’anno 1460 furono esiliati con l’accusa di sedizione, per aver tentato di riportare San Ginesio sotto il governo dei Duchi da Varano, Signori di Camerino, dal cui tirannico dominio la città si era liberata nel 1434. Gli esuli trovarono rifugio a Siena; lì si arruolarono nella guardia civica, si distinsero per diligenza e per fedeltà a tal punto che furono inviati a San Ginesio ambasciatori senesi, che perorassero la causa degli Esuli e ne ottenessero il rimpatrio. La causa fu vinta per l’eloquenza degli oratori senesi e per lo spirito civico mostrato dai sanginesini. I trecento fecero ritorno in patria, accompagnati da notabili senesi, recando in dono due simboli che contraddistinguono una comunità ben ordinata: il Crocifisso, da venerare nella chiesa Collegiata, come testimonianza dell’impegno di pace, e gli Statuti della Città di Siena, su cui uniformare il buon governo della Terra di San Ginesio. La prima edizione della rievocazione storica de Il Ritorno degli Esuli si svolse il 9 giugno del 1963 nell’ambito delle Feste Triennali del Santissimo Crocifisso, di cui si ha notizia dal 1730, quando San Ginesio fu scossa da un fortissimo terremoto che sorprese la popolazione nella chiesa di Santa Maria in Vepretis, mentre era in venerazione dell’antico Crocifisso senese, lì portato in processione. Contrariamente a quanto accaduto in tutta la Marca, a San Ginesio il sisma provocò danni lievi e risparmiò vite umane. Di ciò si attribuì il merito al Crocifisso e si decise allora che ogni tre anni la sacra immagine dovesse essere portata in processione solenne per otto giorni nelle più importanti chiese del paese.

Come ha dichiarato il sindaco di Siena l’amicizia fra il popolo senese e quello di San Ginesio ha origini lontane, ma per secoli era rimasta sopita e quasi sconosciuta, almeno dal versante senese. E’ stata riscoperta cinquant’anni fa grazie alla lungimiranza delle Amministrazioni di allora ed è iniziata una nuova era, che ogni tre anni culmina nelle celebrazioni del Ritorno degli Esuli, alle quali partecipa una rappresentanza al massimo livello della nostra città. Proprio in un difficile momento come questo, segnato dalle devastazioni del terremoto che ha colpito tanti Comuni dell’Italia Centrale compreso San Ginesio, fortunatamente senza causare vittime ma con ingenti danni al patrimonio storico ed infrastrutturale, occorre rinsaldare questa vicinanza. Oltre agli aiuti concreti, il sindaco si recherà personalmente, il prossimo giugno, a San Ginesio, del quale si onora di essere stato riconosciuto come cittadino onorario.

“Una storia di onore e riconciliazione, di commemorazione e di orgoglio civico – sottolinea Marco Taccari, consigliere comunale cardine dell’organizzazione della rievocazione – Un’occasione di conoscenza, per chi non ha mai varcato le antiche mura sanginesine, un ritorno al passato per costruire il futuro. D’altra parte è proprio questo il modo con cui noi sanginesini affrontiamo gli eventi della nostra Storia, anche quelli devastanti come il terremoto. Consapevolezza delle radici e dell’importanza del nostro passato, e forte determinazione a operare per un pronto rilancio del paese, riprendendo quel cammino che negli anni ha condotto San Ginesio a ricevere i due prestigiosi appellativi di Uno dei borghi più belli d’Italia e di Bandiera arancione. Oggi circa 420 famiglie sanginesine sono ancora fuori dalle proprie abitazioni, molte le attività economico-commerciali messe in ginocchio. Inagibili quasi tutti gli edifici scolastici, il fiore all’occhiello del nostro comune “polo scolastico di eccellenza” per tradizione. Inagibili e gravemente lesionati la sede municipale, la Rsa per anziani non autosufficienti, la pinacoteca civica, l’auditorium di Sant’Agostino, tutte le chiese del centro storico, alcune delle quali vere contenitori di opere d’arte, come la Chiesa Collegiata, non solo emblema di San Ginesio, ma un monumento che restituisce una delle immagini più belle delle Marche”.

Siena è stata la prima città a far sentire la sua vicinanza a San Ginesio all’indomani delle scosse di terremoto che hanno sconvolto la nostra comunità, ha  spiegato il sindaco del Comune di San Ginesio. Una solidarietà che è iniziata dai privati e si è poi diffusa tra le associazioni senesi fino all’amministrazione e alle bellissime realtà municipali legate al vostro Palio. La Toscana intera, in realtà, si è attivata per darci un sostegno. Sono 54 anni che, ogni tre anni, rinnoviamo quella sorta di patto di fratellanza nato con l’episodio dei trecento esuli, ma forse mai come quest’anno abbiamo capito il valore dell’amicizia che ci lega. Vi abbiamo sentiti e vi sentiamo profondamente vicini, in un momento difficile, complesso, ma che, comunque, potrà offrire a San Ginesio nuove vitali opportunità per il futuro. C’è il vivo desiderio che San Ginesio e Siena mantengano la consapevolezza del passato e possano trasferirla ai propri figli, perché perdere la propria storia, a poco a poco, significherebbe perdere la coscienza di sé. Oggi siamo qui per affermare il valore del nostro legame, pur tra grandi difficoltà e gravi disagi, perché la cittadinanza sanginesina vuole ripartire.

“La vicenda che lega Siena a San Ginesio – ha evidenziato Nicoletta Fabio, Rettore del Magistrato delle Contrade – è una testimonianza antica e un esempio ancora attuale di senso civico, reciproca lealtà, spirito di riconciliazione. Proprio in considerazione di questa storica amicizia e del suo significato il Magistrato delle Contrade ha deciso di destinare alla comunità di San Ginesio una parte del fondo costituito per l’aiuto alle popolazioni del centro Italia colpite dal sisma. Questo è stato possibile grazie alla grande sensibilità dei contradaioli, che hanno risposto in modo massiccio alle diverse iniziative proposte dalla cena in contemporanea del 14 febbraio organizzata dai Presidenti di Società alla commedia realizzata dal Coordinamento delle Donne di Contrada, e non solo. La partecipazione, infatti,  è stata tale da consentire di mantenere ampiamente gli impegni assunti a suo tempo con il Comune di Arquata del Tronto e, al contempo  dedicare un po’ di tanta generosità agli amici sanginesini”.

Un segno di vicinanza è stata anche l’opportunità offerta ai sanginesini di esporre, nel Cortile del Podestà, dal 19 al 21 maggio, la mostra SEIPUNTOCINQUE, organizzata dall’Associazione culturale OfficineBRUGIANO.

“SEIPUNTOCINQUE è un contributo alla memoria storica del terremoto che nel 2016 ha segnato un limen nella secolare esistenza del territorio dell’Appennino centrale e delle comunità dei suoi abitanti – spiega Valentina Polci, presidente di OfficineBRUGIANO –. Un’epoca a lungo serena è stata infranta da vuoti e distruzioni che condurranno a qualcosa di nuovo, di ricostruito. Alla ridefinizione degli spazi urbani si affiancherà quella degli spazi sociali e culturali. Le scuole, i teatri, le chiese, le piazze, i mercati, i quartieri: i luoghi determinanti della Storia dell’uomo. Il tempo intermedio è un tempo sospeso, di messa in sicurezza globale, di radici interrotte e dispersioni, umane e materiali. Anche i luoghi dell’arte, e le opere d’arte, hanno dovuto piegare le loro esistenze, per definizione universali e immote, a questo paradigma di fluidità. Le immagini di Roberto dell’Orso custodiscono quei luoghi, quegli spazi, gli sguardi, i volti, l’anima di una popolazione ferita, che ha vissuto totalmente il senso del distacco da tutto ciò che è quotidianità. Sono scatti che seguono l’impulso del prendersi cura della realtà visibile e di ciò che visibile non è, ma resta palpabile. SEIPUNTOCINQUE è un blocco d’appunti di un artista dell’immagine destinato a tramandare un evento dirompente, gli uomini che l’hanno vissuto, e la lotta impari e costante fra l’uomo e la Natura”.



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