Camera Commercio, i lavoratori tuonano: "Non crediamo più alla parola riforma"

Di Redazione | 24 Agosto 2016 alle 15:36

Camera Commercio, i lavoratori tuonano: "Non crediamo più alla parola riforma"

Nuova protesta contro la rifomra delle Camere di commercio

“Chissà quale sarà l’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri del 25 agosto, di solito è sconosciuto fino a pochi minuti prima dell’inizio della seduta,  anche perché l’11 agosto i principali quotidiani nazionali hanno annunciato che il Governo ha rinviato la stretta sul sistema camerale”. Lo scrivono i sindacati Cgil, Cisl e Uil e la Rsu della Camera di Commercio di Siena in un comunicato congiunto. “Le Camere di Commercio sono entrate nel “mirino” del Presidente del Consiglio appena insediato, nel febbraio 2014, quando ne annunciò l’abolizione; l’intento era – ed è – quello di sostituirle con delle speciali agenzie per gestire tutti i rapporti burocratici fra strutture pubbliche e imprese. Ci saranno vantaggi per tutte le imprese? Occorre ripetersi: chissà. Nel giugno 2014 il Governo ha già colpito il sistema camerale con un decreto-legge – un atto normativo di carattere provvisorio avente forza di legge adottato in casi straordinari di necessità e urgenza – dove si prevedeva che “l’importo del diritto annuale a carico delle imprese è ridotto del cinquanta per cento”, causando una contrazione delle risorse finanziarie in entrata e mettendo in discussione l’equilibrio finanziario di tutte le Camere di Commercio”.

“Per più di 150 anni – si legge – la Camera di Commercio di Siena è stata l’espressione della comunità delle imprese del territorio e ha operato in stretto raccordo con i sistemi imprenditoriali locali e le altre istituzioni cittadine. A nessuno apparve giustificata l’emanazione di un atto normativo per casi straordinari di necessità e urgenza. E infatti i risultati sono sotto gli occhi di tutti: Il risparmio reale medio annuo per impresa a Siena è di € 63,23 (stima confronto 2015 su 2014); il tessuto imprenditoriale, al 31 marzo 2016, è in diminuzione di 111 unità in termini assoluti rispetto al 31 dicembre 2015. Le imprese senesi iscritte al Registro delle Imprese si fermano a quota 28.948; a giugno 2016 il debito pubblico italiano è di 2.248,8 miliardi (+5,5% sul 2015), pari ad € 37.480 pro-capite; il prodotto interno lordo, crescita tra il primo e secondo trimestre 2016, è pari allo 0,0%, mentre nell’eurozona è a +0,3%; il rapporto debito/pil del secondo trimestre 2016 è pari al 135%, mentre in eurozona è all’85%; continua il blocco del rinnovo dei contratti pubblici (La sentenza della Corte Costituzionale n. 178 del 24 giugno 2015 ha dichiarato illegittimo il blocco dei contratti degli statali, ma non per il passato, bensì “con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza”. La Corte ha dichiarato incostituzionale il congelamento delle buste paga che va avanti dal 2010, ma la sentenza non ha effetto retroattivo. Dribblato il rischio di un buco da 35 miliardi nei conti pubblici). Risultato: “Statali: servono sette miliardi per il rinnovo del contratto ma il governo ha solo 300 milioni”.

“A questo punto – concludono i rappresentanti dei lavoratori – non crediamo più alla parola “riforma”. La riforma è una modificazione volta a stravolgere l’assetto corrente di un certo ambito della società, o di questa nel suo complesso, trasformandone le regole e le leggi fondamentali con il fine di migliorare sia la qualità della vita che le condizioni socio-economiche di un paese. I dati sopra riportati testimoniano esattamente che l’obiettivo, invece di avvicinarsi, si allontana sempre di più (ed è bene ricordare che l’ultima riforma della pubblica amministrazione risale all’ottobre 2009: riforma Brunetta). E’ dal febbraio 2014 che si va dicendo che “la svolta è dietro l’angolo”.



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