Banca Mps: chiesti 1,3 miliardi di danni al cda che acquistò Antonveneta

Lettera di messa in mora, con richiesta danni, ai consiglieri e ai componenti del collegio sindacale degli anni 2007-2008. "Operazione irragionevole e atti di mala gestio". Possibile accordo di transazione

Di Redazione | 16 Febbraio 2022 alle 10:46

L’acquisto di banca Antonveneta fu un’operazione “irragionevole dal punto di vista economico e imprenditoriale, ed insostenibile” e rientrò in tutta una serie di atti di “mala gestio” che hanno cagionato ingenti danni a Mps. Ed è così che a pochi giorni dall’insediamento del nuovo ad Luigi Lovaglio l’istituto di credito di piazza Salimbeni ha deciso di fare i conti col passato e di sferrare un possente contrattacco con una lettera di messa in mora, corredata di richiesta di risarcimento maggiorato di interessi e rivalutazioni, destinata ai componenti del cda e del collegio sindacale che approvarono la discussa acquisizione di Antonveneta nel 2007, mossa rivelatasi la madre di tutti i problemi che hanno affossato successivamente la banca senese. Ad anticipare la notizia è stato il quotidiano La Stampa.

L’attuale management – l’iniziativa è partita sotto la gestione di Bastianini – valuta in almeno 1.3 miliardi il danno provocato dalle decisioni assunte dagli ex consiglieri e dai componenti del collegio sindacale in carica nel 2007-2008.  Che erano Giuseppe Mussari, Francesco Gaetano Caltagirone, Ernesto Rabizzi, Fabio Borghi, Turiddo Campaini, Lucia Coccheri, Carlo Pisaneschi, Pier Luigi Stefanini, insieme agli ex sindaci revisori Tommaso Di Tanno, Piero Fabbretti e Leonardo Pizzichi. Due componenti del consiglio dell’epoca (Lorenzo Gorgoni e Carlo Querci) sono nel frattempo venuti a mancare.

Ai destinatari della lettera, ai quali si imputa, tra le altre, la mancata valutazione degli impatti finanziari dell’operazione, viene infine fatta una richiesta di incontro per valutare le condizioni di una eventuale transazione stragiudiziale, che eviterebbe lunghi e pesanti strascichi legali.



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