Consorzio Vino Chianti. preoccupa la guerra in Ucraina e aumentano i costi per le aziende

In Russia il 5-8% vendite, per le aziende costi aumentati del 10-15% su bottiglia. Intanto un’anteprima dal vivo per tornare alla normalità

Di Redazione | 21 Marzo 2022 alle 20:00

Consorzio Vino Chianti. preoccupa la guerra in Ucraina e aumentano i costi per le aziende

L’anteprima dei vini in presenza, dal vivo, dopo due anni difficili rappresenta “un grande sollievo per tutte le aziende che vogliono tornare a fare una vita normale e a condividere i propri prodotti con gli appassionati, il pubblico e i clienti. E’ un momento di festa, come tutte le passate anteprime, in cui condividiamo il lavoro di un anno con gli amanti del Chianti”. A spiegarlo è il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, dopo il successo dell’Anteprima 2022 – Chianti Lovers e Rosso Morellino, organizzata ieri alla Fortezza da Basso di Firenze. All’evento, che ha segnato il ritorno del pubblico e degli operatori del settore all’evento dopo le limitazioni imposte dall’emergenza Covid, hanno partecipato circa 2.000 persone.

La guerra in Ucrainaindubbiamente ci preoccupa, perché la Russia per alcune aziende è un mercato molto importante. Per la denominazione rappresenta dal 5 all’8% delle vendite, che per il Chianti si traducono in numeri importanti”. Lo ha sottolineato all’agenzia Dire il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, nel corso dell’Anteprima 2022 – Chianti Lovers e Rosso Morellino, organizzata ieri alla Fortezza da Basso di Firenze. “Con la chiusura dei codici Swift le aziende, praticamente, non possono più incassare e quindi diventa difficile andare a vendere anche se il mercato, in questo momento, comunque sta chiedendo Chianti. Onestamente so che stanno giocando un po’ su società che non sono in Russia, ma dislocate in altri Stati, quindi probabilmente il commercio può andare avanti. Però un rallentamento delle vendite ci sarà sicuramente”.

L’impennata dei costi energetici, e di conseguenza dei materiali, “incide tanto sulle aziende”. Molto più dei problemi segnalati sull’export per via della guerra in Ucraina. “Indubbiamente incide sui costi, ma impatta di più sulla logistica: trovare tutto quello che noi chiamiamo ‘il secco’, come le bottiglie o i tappi, è difficile”. Così, una volta intercettato “diventa complicato dire di no a certi aumenti” altrimenti “non mandi via la merce. Voglio dire, siamo obbligati ad assorbire questi aumenti, che per noi si aggirano tra il 10 e il 15% del prezzo di vendita della bottiglia”. Il meccanismo lo ha spiegato all’agenzia Dire il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, nel corso dell’Anteprima 2022 – Chianti Lovers e Rosso Morellino, organizzata ieri alla Fortezza da Basso di Firenze.
Il sovraprezzo, però, “non viene riversato sul cliente finale, o per lo meno in una misura tale che può incidere intorno al 5% e solo in alcuni casi, molto estremi, si arriva al 10%. Quindi buona parte dell’aumento viene assorbito dalle aziende”. E questo, per il settore, come si traduce? “Quando si trova un’azienda che ha dei prezzi di vendita tali da assorbire i costi, va tutto bene. Le imprese, invece, che hanno prezzi di vendita molto bassi, rinunciano alla vendita perdendo inesorabilmente quote di mercato se i rincari non riescono a soddisfare il prezzo finale”.



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