Riforma prescrizione, avvocato Massimo Rossi: “Hanno ragione tutti”

Di Redazione | 3 Febbraio 2020 alle 18:53

Riforma prescrizione, avvocato Massimo Rossi: “Hanno ragione tutti”

L’avvocato senese parla ai microfoni di Siena Tv in merito al dibattito pubblico

La considerazione dell’avvocato Massimo Rossi, rilasciata questa mattina ai microfoni di Radio Siena Tv, testimonia l’enorme complessità del dibattito pubblico sul progetto di riforma della prescrizione, il cui testo sarà in Commissione Giustizia della Camera la prossima settimana. Attualmente la prescrizione determina l’estinzione di un reato per effetto del decorso del tempo, che rende inutile l’applicazione della sanzione. È infatti indubbio che infliggere ed eseguire una pena a molti anni di distanza dalla commissione di un reato non possa impedire la commissione di futuri reati da parte del singolo. Se da una parte è vero che una pena deve essere proporzionata alla gravità della condotta, dall’altra va sottolineato come la stessa pena debba essere tempestiva. In caso di entrata in vigore della riforma Bonafede, il corso della prescrizione sarebbe bloccato dopo la sentenza di primo grado senza fare distinzioni tra sentenza di condanna e sentenza di assoluzione. Da questo sono scaturite vibranti proteste tanto da parte dei magistrati quanto da parte degli avvocati penalisti, preoccupati della possibilità di giungere a “un eterno processo”.

“Ha ragione sia chi dice che la prescrizione salverebbe i processi, che altrimenti non avrebbero soluzione, sia chi dice che la stessa prescrizione è un presidio costituzionale di valore imprescindibile”. Secondo il parere di Rossi, l’obbiettivo principale da perseguire è la velocizzazione del processo penale. Tra i vari sistemi utilizzabili viene citato “un diritto penale minimo”, cioè un modello di diritto penale garantista, che vincoli l’intervento punitivo dello Stato a dei rigidi limiti posti a tutela dei diritti della persona. “Diritto penale minimo – prosegue Rossi – non significa eliminare i reati gravi, ma eliminare quelli che ormai non sono più da considerare come degni della tutela di un bene costituzionalmente individuato”.

L’avvocato osserva pure come il nostro sistema giuridico rimanga ancorato a riforme legislative modellate sul consenso di una parte della società, e che in realtà creano una sperequazione, un’ingiustizia di fondo, citando l’esempio delle sanzioni applicate al reato di omicidio stradale (introdotto nel 2016). “Chi conosce il diritto sa perfettamente come tra omicidio doloso e omicidio colposo ci sia una differenza abissale. Si nota che quelle (elevatissime) dell’omicidio colposo risultano addirittura più gravi rispetto a quelle dell’omicidio volontario in determinati casi. Ciò è non solo ingiusto, ma anche inumano”.



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