“Il Comune si impegnerà a sostenere la collaborazione tra enti e ad accrescere la sensibilità e la conoscenza del patrimonio storico architettonico della nostra città e delle questioni inerenti la sua gestione, perché Siena e il paesaggio circostante, patrimonio Unesco, rappresentano un bene comune.” A dirlo è il vicesindaco e assessore all’urbanistica del Comune di Siena, Michele Capitani, nella risposta all’interrogazione presentata durante il Consiglio comunale di giovedì 29 maggio dalla consigliera Gabriella Piccinni del gruppo Partito Democratico sulla salvaguardia delle facciate degli edifici del centro storico di Siena e in generale dell’immagine storica della città.
“I beni vincolati dalla parte seconda del Codice dei beni culturali – ha dichiarato il vicesindaco – rappresentano circa il 34 per cento degli edifici del centro storico; se a questi si aggiungono quelli con vincolo indiretto dei quartieri di Salicotto e Ovile si raggiunge la quota del 47 per cento del patrimonio storico architettonico sui quali la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo esercita un controllo diretto. Il vincolo paesaggistico interessa l’intero centro storico di Siena; pertanto l’amministrazione comunale, anche con il supporto della Commissione del paesaggio, insieme con la Soprintendenza ha il controllo di tutti gli interventi sulle facciate del centro storico. Inoltre, nel 2011 è stata istituita una conferenza dei servizi, rinnovata nel 2019, tra il Comune di Siena e la Soprintendenza per l’esame di tutti gli interventi rilevanti ai fini paesaggistici, a cui partecipa anche la Commissione comunale per il paesaggio. Perciò non viene applicato sul nostro territorio lo strumento normativo del silenzio assenso da parte della Soprintendenza. Si garantisce così una valutazione condivisa di tutti gli interventi di trasformazione che interessano il centro storico.”
“In merito al ‘Piano del colore’ approvato nel 1992 – ha sottolineato Capitani – l’obiettivo principale è la salvaguardia dei piani verticali del centro storico di Siena, normando gli interventi di restauro delle facciate, sia globali che per parti omogenee, nonché proponendo l’eliminazione delle cause del degrado esistente. L’applicazione di questo strumento ha contribuito alla conservazione del tessuto storico, preservando le caratteristiche riconosciute per l’iscrizione del ‘Centro storico di Siena’ nella lista del patrimonio mondiale Unesco. Dalla prima stesura del piano del colore, che era stato concepito come uno strumento dinamico ‘in grado di sviluppare una nuova sensibilità che deve scaturire da una crescita culturale collettiva che coinvolga i cittadini e le amministrazioni e i vari operatori del settore’, e dopo la sperimentazione sul campo e le attività di ricerca condotte su varie fabbriche della città da parte dell’Università di Siena, si è arrivati nel 2016 a una revisione del Piano che, pur mantenendo l’impianto originario, ha introdotto degli aggiornamenti normativi, una guida di supporto al restauro e un approfondimento su elementi in pietra naturale e laterizio a faccia vista. Con la volontà di migliorare questo strumento e rimanere al passo anche di fronte al tema del contenimento energetico e l’applicazione di nuove tecnologie, il Comune ha iniziato un’interlocuzione con la Soprintendenza e l’Ordine degli architetti, per costituire un gruppo di lavoro da estendere anche all’Università e ad altri enti. Gli obiettivi sono: proporre eventuali modifiche alle norme tecniche di attuazione del Piano del colore vigente e prevederne un’applicazione anche alle propaggini del centro storico, così come identificate nel Piano operativo e ricomprese nella ‘buffer zone’ del Sito Unesco; aggiornare l’intero processo degli interventi soggetti al Piano del colore, a partire dalla fase progettuale/autorizzativa e attività di monitoraggio del cantiere fino alla completa esecuzione delle opere; promuovere il confronto, il dibattito e le attività formative e divulgative sulle scelte strategiche e tecniche per la qualità urbana ed edilizia, la sostenibilità ambientale, la valorizzazione e la salvaguardia del sito Unesco; programmare un ‘progetto pilota’ con cui delineare le modalità operative per integrare l’attuale quadro conoscitivo con studi unitari e multidisciplinari, con l’obiettivo di definire la metodologia necessaria per intervenire nel contesto di valore quale quello del Sito Unesco; accompagnare il processo di gestione, attuazione e monitoraggio del Piano del colore.”
“Relativamente al caso citato in via di Castelvecchio, che interessa un complesso di edifici non notificato – ha spiegato il vicesindaco – preciso alcuni aspetti: lo stato generale di conservazione delle facciate è scarso, con presenza di tracce, materiali di reimpiego, elementi incongrui, elementi architettonici profondamente danneggiati e alterati; il fabbricato ha subito innumerevoli trasformazioni, aggiunte volumetriche, alterazioni degli elementi architettonici e compositivi, e in epoche più recenti ha recuperato la sua unitarietà con la finitura a intonaco, di cui rimangono lacerti diffusi; l’intervento di recupero del complesso, così come previsto dal Piano del colore, richiede una soluzione unitaria che non può lasciare parti con lacerti di intonaco e altre a facciavista profondamente alterate anche da materiali incongrui; il progetto, organizzato in più fasi per parti unitarie, ha ottenuto l’autorizzazione paesaggistica per un intervento che prevede pulizia delle facciate, stilatura dei giunti, successivo consolidamento dei lacerti di intonaco esistenti e reintegro delle porzioni mancanti con stesura di intonaco a basso spessore; l’intonaco a calce ha un ciclo di vita limitato, è reversibile e, come una pelle esterna, svolge una funzione protettiva lasciando inalterate le pareti, i materiali e gli elementi sottostanti dagli agenti atmosferici, oltre che restituire decoro in caso di facciate oggetto di trasformazioni, alterazioni e interventi incongrui nel tempo. Anche il tema degli interventi relativi alle utenze di luce, acqua e gas ha una forte rilevanza per il potenziale impatto sul decoro e l’integrità delle facciate, che si scontra con normative vigenti, che rispondono a questioni tecniche, operative e di sicurezza che non tengono in considerazione la specificità e la fragilità dei centri storici. Si precisa comunque che tutti gli interventi riconducibili a queste fattispecie sono soggette ad autorizzazione paesaggistica.”
“In merito ai possibili contributi di esperti nei vari ambiti a supporto dei processi istruttori e gestionali relativi ai Piani del colore – ha proseguito Capitani – verrà valutato al momento dell’attivazione del gruppo di lavoro che ho menzionato precedentemente. In riferimento alla Commissione edilizia, si fa presente che la stessa è stata abolita nel 2011, e che per gli interventi riguardanti l’aspetto esteriore degli edifici in aree sottoposte a vincolo paesaggistico opera invece, con funzione consultiva a supporto degli uffici comunali, la Commissione per il paesaggio.”
“Infine – ha concluso il vicesindaco Capitani – vista la complessità dei temi trattati e il relativo carattere multidisciplinare, il Comune si impegnerà a sostenere la collaborazione tra enti e ad accrescere la sensibilità e la conoscenza del patrimonio storico architettonico della nostra città e delle questioni inerenti la sua gestione presso i vari attori coinvolti nel processo di tutela, conservazione e valorizzazione: varie istituzioni, enti, professionisti, imprese, proprietari, compresa la cittadinanza. Perché Siena e il paesaggio circostante, patrimonio Unesco, rappresentano un bene comune.”
La consigliera del gruppo Partito Democratico, Gabriella Piccinni, si è dichiarata “parzialmente soddisfatta, la conservazione non è un principio tabù, ma qui siamo di fronte in molti casi alle più antiche testimonianze della città, qualche volta si tratta di realtà specifiche che rappresentano l’unica testimonianza del XII secolo. Bene che si sia già costituito, come ho capito, un gruppo di lavoro sul piano del colore. Un obiettivo della mia interrogazione era favorire ancora una ulteriore presa di coscienza di progettisti ed esecutori, come avvenuto nel momento in cui si trovava in gestazione il piano del colore. Oggi l’obiettivo è salvaguardare le ultime testimonianze che sono ridotte all’osso, oltre che incentivare il tema delle condivisione e della conoscenza con l’Università. Mi sembra di aver capito che ci sia disponibilità a trattare queste tematiche. Suggerivo però anche che i temi dell’estetica dovrebbero essere trattati anche al di fuori del centro storico: non dobbiamo mai dimenticare che il sito Unesco riguarda il centro storico ma noi dobbiamo salvaguardare anche tutto quello che si trova fuori dal centro. Su questo non ho sentito risposte. Bene che ci sia una disponibilità a ragionare e ad aprire una fase collaborativa che insisto, secondo me deve coinvolgere l’Università di Siena. Non mi è stato risposto invece sull’ampliamento a competenze dell’Università di Siena delle Commissione che rilascia le autorizzazioni.”