Asl Sud Est, la diga all'interno della Toscana per fermare il Covid-19

Le unità speciali di continuità assistenziale, sono oggetto di polemica da parte del sindacato Fimmg della provincia di Siena che in una nota stampa denuncia il fatto che i medici sono stati licenziati terminato il loro compito e liquidati con una mail

Di Redazione | 4 Agosto 2020 alle 15:55

Asl Sud Est, la diga all'interno della Toscana per fermare il Covid-19

E’ una giornata dedicata ai numeri, quelli del Covid -19, che la Asl Sud Est ha divulgato oggi nei tre capoluoghi Arezzo, Siena e Grosseto.

Il primo focolaio della nostra Asl è stato in provincia di Siena – ha ricordato il direttore generale Antonio D’Urso – il primo contagio venne fuori da un giocatore di calcio della Pianese ”.

Poi Siena nel giro di poche settimane ha gestito bene i focolai che fossero a Chiusi o a Chianciano le due città più colpite. Una zona quella senese dove il covid non ha “morso” come in altre province italiane, vuoi per fortuna, vuoi per capacità di gestire nell’immediato la catena dei contagi risalendo passo passo, a tutti i contatti del paziente zero.

I numeri

I casi Covid19 ogni 1.000 abitanti sono stati 1,65 in provincia di Siena contro il 2,81 in Toscana e il 4,10 in Italia. L’età media dei contagiati nel territorio è sotto i 60 anni. In valori assoluti, tra il 24 febbraio e il 31 luglio 2020, si sono verificati nel Senese 441 casi. Anche la percentuale dei guariti ha registrato una situazione migliore della media. In Italia è stata di quasi l’81% e in Toscana dell’85,49%. Nella provincia di Siena i guariti sono stati 402 con una percentuale del 91,16% .

Il giorno con più contagi è stato il 25 marzo con 71 casi, quello con più decessi il 5 aprile con 3 casi, il giorno con il maggior numero di casi in carico, 313, in provincia di Siena è stato il 6 aprile.

“Abbiamo avuto meno casi perché  – ha spiegato il direttore generale Antonio D’Urso – il virus si è diffuso meno, le attività messe in campo, la sinergia di tutte le professionalità multidisciplinari che hanno lavorato in squadra, sono riuscite a fare della Sud Est la “diga” all’interno della Toscana. Un sistema che ha funzionato grazie all’intenso lavoro di squadra”.

“Non abbiamo chiuso nessun ospedale, ma messo in sicurezza tutti i nostri 13 ospedali, potenziato le attività maggiormente coinvolte come malattie infettive, terapia intensiva e pneumologia. Abbiamo lavorato in ospedale ma anche sul territorio con le Usca che continuano ad essere operative” ha detto Simona Dei, direttore sanitario di Ausl Toscana Sud Est.

Le Usca, appunto. Le unità speciali di continuità assistenziale, sono oggetto di polemica da parte del sindacato Fimmg della provincia di Siena che in una nota stampa denuncia il fatto che i medici sono stati licenziati terminato il loro compito e liquidati con una mail.

“….. il comportamento della stessa azienda sanitaria non è stato, a nostro giudizio, né responsabile né coerente in questa vicenda. – si legge nella nota del segretario provinciale Fimmg Luciano Valdambrini – I medici reclutati nelle USCA con contratto libero-professionale, che rinunciando ad altri incarichi lavorativi si sono impegnati nella fase epidemica della malattia hanno ricevuto, unici nella Regione, in data 23 Luglio il “benservito” dal competente ufficio convenzioni dell’Azienda, con la motivazione che non era certa la proroga dello stato di emergenza da parte del Governo. Questo, solo pochi giorni dopo che agli stessi medici erano stati confermati i turni anche per il mese in questione, obbligandoli quindi a rinunciare ad altri incarichi. Non una voce, non una chiamata o un incontro per spiegare la situazione. Semplicemente una mail di ringraziamento, e un saluto. Fine.”
“La conseguenza – prosegue Valdambrini – è stata la seguente: giustamente, i medici in questione, oltre a sentirsi considerati come “manodopera facilmente sacrificabile”, hanno da subito cercato altre occupazioni (sostituzioni di medicina generale, incarichi di continuità assistenziale), perché si parla per lo più di medici giovani che non si possono permettere periodi di carriera “bloccata”. E, cosa ancora più grave, potrebbe essere che l’indisponibiltà di molti di questi medici possa compromettere la proroga adeguata del servizio USCA”.

V.C.



Articoli correlati