Caso Rossi, Marini in commissione parlamentare: "Nel suo pc trovati 35 file con la parola suicidio"

Oggi l'audizione del magistrato che era di turno la sera del 6 marzo 2013. "Non sono mai emersi elementi concreti che facessero pensare ad un'altra ipotesi"

Di Redazione | 23 Febbraio 2022 alle 16:32

“Non ho mai conosciuto David Rossi, non lo avevo mai visto fisicamente, se l’ho incontrato qualche volta non sapevo che era lui”. Lo ha detto Nicola Marini, procuratore del tribunale di Siena, ascoltato oggi dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi.

Marini è l’ultimo da sentire dei magistrati che hanno svolto la prima indagine sul decesso dell’ex responsabile della comunicazione di Banca Mps, ma il cerchio non si è chiuso, perchè il tempo non è bastato per esaurire le domande e quindi il magistrato verrà convocato nuovamente di fronte alla commissione.

Marini la sera del 6 marzo 2013 era il pm di turno (il procuratore capo tra l’altro era in ferie e lui era facente funzioni) e nel suo racconto ha sostanzialmente confermato quanto già esposto ai parlamentari dai colleghi Antonino Nastasi e Aldo Natalini, smentendo invece le dichiarazioni fatte, sempre davanti alla commissione, dal colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco.

“Quella settimana ero di turno – ha cominciato Marini -. Verso le 21 venni chiamato da Nastasi, ero a casa e fino ad allora non mi aveva chiamato nessuno. Il collega mi spiegò velocemente quello che era successo e mi parlò anche di Rossi, sul momento io non sapevo chi fosse. Normalmente sui casi di suicidio il pm non va sul posto, ma dato che il fatto era grave, soprattutto per quanto stava accadendo alla banca senese, decidemmo di andare e fui io a chiedere la presenza dei due colleghi che stavano indagando sugli affari di Rocca Salimbeni, perchè, se ci fosse stato un nesso tra quel fatto e le vicende bancarie, loro avrebbero certo potuto capire le implicazioni”.

Il sopralluogo del Ris a Rocca Salimbeni e nel vicolo Monte Pio

Marini ha proseguito riferendo tutti i vari passaggi di quella sera: l’arrivo in sede accompagnato dal luogotenente Cardiello, il sopralluogo nell’ufficio di Rossi (dove Nastasi e Natalini erano arrivati qualche attimo prima di lui), l’intervento per dirimere la “disputa” su chi doveva procedere tra polizia e carabinieri. “Quello è stato l’unico momento in cui ricordo di aver visto Aglieco – ha detto -. Quando sono arrivato stava parlando in maniera piuttosto animata con Alessia Baiocchi, discutendo sulla competenza del caso che, come vuole la prassi, viene affidato a chi per primo è giunto sul posto (la polizia ndr). Aglieco non mi ha mai chiamato – ha aggiunto Marini – e non è mai entrato nella stanza di Rossi mentre c’eravamo noi. Non so, sinceramente, come possa aver fatto le affermazioni che ha fatto. Nessuno si è seduto sulla sedia, nessuno ha risposto al telefono (ricorda con esattezza che squillò e di aver visto sul display il nome della Santanchè ndr), nessuno ha svuotato il cestino. Ricordo che Cardiello richiamò la mia attenzione sui biglietti accartocciati che erano nel cestino, che li prese e li ricompose sulla scrivania per leggerne il contenuto”.

Il procuratore ha tenuto a sottolineare che nessuno alterò la scena del crimine e che tutto faceva pensare che Rossi si fosse volontariamente tolto la vita. “La stanza era perfettamente in ordine – ha confermato -, nessun oggetto rotto o fuori posto, nessuna macchia, nè in terra nè sulle pareti, niente insomma che faceva presagire una cosa violenta, un intervento di terzi. Anche la visita esterna prima e l’autopsia dopo da parte del medico legale (che non era uno qualunque, ma il professor Gabbrielli) suffragano questa idea.

Inoltre in tutte le dichiarazioni, di amici, parenti e colleghi, emerge lo stato depressivo in cui era caduto il dottor Rossi. Il rischio di perdere il lavoro per lui era quasi un’ossessione. Tutti vedono che a partire dalla fine di febbraio lui si chiude, non permette a nessuno di permearlo.

Poi Marini ha rivelato un particolare che ad oggi non era emerso. “Analizzando il computer fisso di Rossi – ha detto – sarebbero stati trovati 35 file che riconducono alla parola “suicidio” e, facendo una scrematura tra il 1 e 6 marzo, ne emergono 7 con le parole soldi, crisi, suicidio. Uno degli ultimi dati che stava leggendo Rossi è del 6 marzo 2013 alle ore 16.39 e riguardava la notizia che 8 suicidi al mese avvengono per ragioni economiche”. Un dettaglio che dovrà essere verificato nella prossima audizione della polizia postale, perchè stando a quanto emerso finora, in quell’orario David Rossi non sarebbe stato in ufficio.

Un altro elemento emerso durante la lunga audizione di Marini (anche questo rimandato per la verifica al prossimo appuntamento), sarebbe l’esistenza di una fotografia che ritrarrebbe l’impronta sul davanzale della finestra dell’ufficio di David Rossi, che non è agli atti.

“Se ci fosse stato un solo elemento concreto che avesse indicato un’ipotesi diversa dal suicidio – assicura il magistrato -, avremmo indagato in quella direzione. Ma tutto convergeva su quella ipotesi”.

Non ho mai smesso di essere convinto delle mie conclusioni in questo procedimento”.



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