Confcommercio: “Il Decreto di Natale? La botta di fine anno per le aziende di moda”

Secondo Federmoda a livello nazionale, su 115 mila punti vendita del fashion almeno 20 mila rischiano di abbassare le serrande

Di Redazione | 26 Dicembre 2020 alle 13:28

Confcommercio: “Il Decreto di Natale? La botta di fine anno per le aziende di moda”

“Già c’è la crisi causa Covid che rallenta i consumi. Il Decreto di Natale, con le sue zone rosse e i negozi chiusi, è la botta di fine anno, quella di cui non sentivamo il bisogno”. Va dritto al cuore del problema Riccardo Ghini, presidente Federmoda Confcommercio Siena nel commentare misure e conseguenze delle nuove disposizioni governative. Con un auspicio da fare.

“Laddove gli interventi stabiliscono una mappa a colori delle feste natalizie che chiude i confini regionali, abbiamo perso un’importante occasione come categoria per mostrarci uniti e fare fronte comune nel definire una strategia unitaria in merito ai saldi ed alle vendite promozionali – fa notare Ghini – Stiamo tirando una coperta che è troppo corta perché copra tutti in maniera adeguata, a furia di tirare, se per un po’ qualcuno sta al caldo a discapito di altri, arriverà un momento in cui questa coperta si strapperà e tutta la categoria ne farà le spese”.

“Le abitudini di acquisto sono oramai cambiate a livello globale forse è il momento per noi operatori del settore, di prenderne definitivamente atto e provare ad attuare nuove strategia di vendita, incentrate sulla qualità e sulla fiducia e non sulla corsa al ribasso”.

Secondo Federmoda a livello nazionale, su 115 mila punti vendita del fashion almeno 20 mila rischiano di abbassare le serrande con una perdita stimata sull’occupazione di 50 mila posti su 310 mila complessivi. I fatturati delle imprese sono stimati subire una flessione importante con un calo di oltre 20 miliardi di euro di consumi.

“Con le ulteriori misure restrittive del nuovo Decreto di Natale perdiamo anche tutte le entrate della vigilia e quelle di fine anno – aggiunge Ghini – Il nostro settore è in ginocchio e va aiutato. Ricordiamo anche che i negozi di moda sono stati obbligati a tener chiuso anche durante il Black Friday, senza poter capire da nessuno che differenza c’è tra una profumeria, un grande magazzino di elettronica un negozio di fiori e un negozio di abbigliamento o calzature”.

“I nostri imprenditori si sono impegnati al massimo per recuperare fatturati e ottimismo, con vetrine, luci, consigli e proposte capaci di soddisfare tutte le esigenze in ambienti assolutamente sicuri – fa notare Ghini – Fiducia che sembra arrivare anche con la conferma di una rinnovata tendenza dei consumatori verso acquisti nei negozi di prossimità. Ma lunga è la strada per restare a galla. E i problemi sono tutti lì, sul tappeto. Ormai è impossibile pensare di poter recuperare quanto perduto in quest’anno terribile, tra chiusure forzate imposte dai Dpcm e stasi dei consumi. Ci sono imprese che hanno fatturato fino al 70% in meno rispetto al 2019, soprattutto tra chi vende capi più importanti, adatti alle cerimonie”.

“Ripartire è la prima richiesta al Governo – conclude Ghini – E per farlo occorre che accompagni veramente le imprese con sostegni congrui alle effettive perdite perché altrimenti non saranno più recuperabili. Oltre ai contributi a fondo perduto è vitale una politica che vada verso il credito di imposta sugli affitti, detassazione o rottamazione magazzino, cassa integrazione per tutto il 2021, tassazione per i colossi del web”.



Articoli correlati