Pinacoteca al S. Maria della Scala, Valentini: "La partita è ancora aperta"

Di Redazione | 28 Luglio 2016 alle 11:36

Pinacoteca al S. Maria della Scala, Valentini: "La partita è ancora aperta"

In consiglio comunale e la questione del trasferimento della pinacoteca nazionale al S. Maria della Scala

La recente diffusione della notizia sul trasferimento di una parte della Pinacoteca Nazionale senese a Palazzo Chigi alla Postierla è stata, martedì pomeriggio, oggetto di dibattito consiliare con l’interrogazione presentata da Giuseppe Giordano (Movimento Civico Senese), Massimo Bianchini e Andrea Corsi (L’Alternativa), Pietro Staderini (Sena Civitas) e Marco Falorni (Impegno per Siena).

Falorni, sulla base di quanto espresso anche da parte di storici dell’arte ed esperti del settore museale, ha evidenziato <<l’inidoneità, come sede espositiva, della struttura indicata  che andrebbe ad aggiungersi, impedendo l’integrazione di collezioni ed esposizioni,  a quella di Palazzo Brigidi e Buonsignori, già poco frequentata dai visitatori>>.

Ricordata il Protocollo d’intesa raggiunta nel 2000 tra l’allora Ministro Giovanna Melandri, il Sindaco di Siena, il Presidente della Provincia e il legale rappresentante del S. Maria della Scala per il trasferimento della Pinacoteca nel Complesso museale, così come l’ampio e partecipato dibattito sviluppato nella Commissione consiliare Cultura, ha chiesto al sindaco una serie di informazioni.

Nello specifico “i termini precisi della notizia recentemente diffusa, che tipo di comunicazione o coinvolgimento ha ricevuto, e quali le iniziative prese per evitare la vanificazione del protocollo d’intesa del 2000>>.

“Non si trattava – ha specificato il sindaco Bruno Valentini – di un Protocollo di intesa ma solo di un preliminare, importante ma purtroppo senza alcun valore formale. Un progetto politico al quale la nostra comunità lavora da anni”.

Il sindaco, dopo aver illustrato la novità della riorganizzazione delle funzioni da parte del Ministero dei Beni Culturali relativamente all’unificazione delle Sovrintendenze, della competenza diretta del Polo Museale Regionale per oltre Poli espositivi e museali della Toscana, compreso quelli senesi fra cui la Pinacoteca, palazzo Chigi alla Postierla e Villa Brandi, ha informato il consiglio di aver incontrato, oltre un mese fa, il responsabile del Polo museale Stefano Casciu e Manuel Guido, dirigente Mibact per la gestione e valorizzazione dei musei. <<Una discussione vivace, a tratti anche molto franca, sul fatto che Siena debba partecipare, in maniera attiva, a questo processo di distribuzione e ridistribuzione delle opere, proprio in questi giorni ci hanno comunicato i nominativi che costituiranno un gruppo di lavoro, così da poter concretizzare quell’intesa fatta 16 anni fa, quel preliminare rimasto sostanzialmente congelato>>. <<Sono già intervenuto esprimendo fortissime perplessità  sul fatto che il precedente soprintendente avesse deciso di spostare delle opere. Non ero d’accordo, senza il coinvolgimento della nostra città e della comunità scientifica, allora e neppure ora. Ricordiamoci inoltre che abbiamo in gestione il Museo Archeologico Nazionale ospitato al Santa Maria della Scala senza che nessuno abbia mai firmato la convenzione relativa, quindi anche su questo dobbiamo intervenire perché in passato queste importantissime  opere archeologiche sono state collocate al S. Maria della  Scala senza che fosse definita la convenzione formale. Ribadisco quindi che abbiamo invitato il Ministero a venire a Siena per parlare di questo argomento ed abbiamo ottenuto di costituire un gruppo di lavoro congiunto che entro l’estate farà una prima riunione esattamente su questo tema. Per me la partita è ancora aperta>>.

“Mi è difficile precisare il livello di insoddisfazione –  ha commentato Falorni – perché dopo 16 anni non siamo, ancora, giunti a niente nonostante la parola protocollo d’intesa sia stata spesa da tutte le precedenti amministrazioni. Al momento non sappiamo quali sono le opere spostate al Palazzo alla Postierla, non abbiamo l’inventario. Quante di queste opere sono dello Stato, di altri o magari nostre? Mi sembra che per ora le idee siano a dir poco confuse e noi siamo a dir poco insoddisfatti”.



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