Un furto avvenuto nei pressi di Pianella diventa un caso giudiziario destinato ad approdare alla Corte Costituzionale e a lasciare il segno nella giurisprudenza italiana. Un giovane di circa trent’anni, di origine rom e residente a Foligno, è finito stamani a processo per aver sottratto, nell’ottobre 2022, una maglietta, un paio di pantaloni, alcuni cioccolatini, una bottiglietta d’acqua e dieci euro da un disimpegno in Strada di Montechiaro. La vicenda, all’apparenza ordinaria, si trasforma ora in un caso di rilievo costituzionale.
Nel procedimento penale davanti al Tribunale di Siena, il pubblico ministero, Massimo Rossini, ha chiesto la condanna dell’imputato a quattro anni di reclusione, applicando le pene previste dal codice per il reato contestato.
Tuttavia, il giudice Simone Spina ha ritenuto che una simile richiesta si scontri con il principio di proporzionalità della pena e con i valori sanciti dalla Costituzione italiana.
La ricostruzione dei fatti, basata sulle indagini della Polizia di Siena, evidenzia come l’uomo sia stato visto allontanarsi con una Fiat Panda dopo aver prelevato pochi beni di consumo e qualche spicciolo. Dalle testimonianze raccolte in aula – la persona offesa e due sottufficiali di polizia – non è però emerso un riconoscimento certo dell’autore del furto. La difesa, rappresentata dall’avvocato Francesca Sagrazzini in sostituzione di Laura Filippucci, ha sottolineato la debolezza del quadro probatorio e ha chiesto l’assoluzione, o in alternativa la riqualificazione del reato in una fattispecie meno grave, evidenziando che l’imputato avrebbe agito spinto dal bisogno.
Il giudice Spina, prendendo atto dello squilibrio tra la condotta contestata e la pena minima prevista – quattro anni, con possibilità di arrivare a sette – ha deciso di sospendere il processo e di sollevare d’ufficio la questione di legittimità alla Corte Costituzionale. Nella dettagliata motivazione, il magistrato rileva come la sanzione prevista per questo tipo di furto risulti più pesante rispetto a quella di reati di maggiore gravità, come ad esempio le lesioni personali, richiamando l’attenzione sui principi di uguaglianza e funzione rieducativa della pena, sanciti dagli articoli 3 e 27 della Carta fondamentale.
La questione non riguarda soltanto il singolo imputato, ma chiama la Consulta a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza: la coerenza tra la gravità del fatto e la risposta sanzionatoria dell’ordinamento. Il caso, analogo ad altri seguiti negli ultimi anni, apre dunque una riflessione necessaria sui limiti e sulle finalità della giustizia penale.
La Corte Costituzionale è ora chiamata a valutare se la previsione di pene così severe per furti di lieve entità sia conforme ai principi cardine del sistema penale italiano. Una decisione che potrebbe influenzare profondamente la disciplina dei reati contro il patrimonio, restituendo centralità ai criteri di equità e ragionevolezza nel diritto penale.
Il furto di pochi beni e pochi euro, avvenuto in una piccola abitazione della provincia senese, si trasforma in un banco di prova per il sistema giuridico: una vicenda che, pur nella sua quotidianità, porta in primo piano il tema mai risolto della proporzione tra reato e pena.