Migrante accoltellò autista sul bus, Cassazione conferma la condanna

Condanna in via definitiva a 7 anni e mezzo, a luglio ne avrà scontati già 4. Il 29 luglio 2017 a Santa Colomba (Monteriggioni) il giovane ivoriano sferrò tre coltellate ad un autista Tiemme, sopravvissuto per miracolo. I carabinieri dovettero sparargli alle gambe per immobilizzarlo e frenarne la furia omicida

Di Redazione | 12 Febbraio 2021 alle 15:34

Migrante accoltellò autista sul bus, Cassazione conferma la condanna

La Corte di Cassazione ha confermato, in via definitiva, la condanna a carico di Salif Sako, il giovane ivoriano che nel luglio 2017 accoltellò e ridusse in fin di vita l’autista rapolanese Alessandro Martini su un pollicino a Santa Colomba (Monteriggioni). Condannato a 7 anni e mezzo in primo grado dal tribunale di Siena per tentato omicidio, la pena è stata confermata integralmente in Appello nella primavera 2019. Oggi, come apprende Siena Tvè stato ritenuto inammissibile e respinto il ricorso del legale del ragazzo africano, Manfredi Biotti, che ha sempre cercato di dimostrare l’incapacità di intendere e di volere – riconosciuta solo parzialmente – dell’aggressore, che dal giorno del suo arresto ha sempre giurato di non ricordarsi nulla di quanto accaduto. Il condannato, che si trova detenuto nel carcere di Prato, a luglio avrà già finito di scontare 4 anni di reclusione.

Un’aggressione sconvolgente quella avvenuta il 29 luglio 2017, capace di riaccendere i sempre caldissimi temi dell’accoglienza e della sicurezza, dal momento che il ragazzo si trovava fuori dai percorsi canonici di integrazione gestiti dalla Prefettura e in passato era stato sottoposto a cure psichiatriche. Sako, dopo aver preso il pollicino da Siena, una volta giunto nella frazione del comune di Monteriggioni, si procurò dal centro di accoglienza del frazione un coltello di 40 centimetri e senza un motivo apparente, dopo essere risalito sul bus, piantò tre terribili fendenti nella schiena di Martini, sopravvissuto per miracolo. Gli organi vitali non furono compromessi per questione di centimetri. Sul posto intervennero i carabinieri, che per frenarne la furia omicida ed immobilizzarlo, furono costretti sparargli a una gamba. Da quel giorno, il conducente, rimasto scioccato, non è più tornato a guidare il bus.

C.C



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