Dall'Università di Siena al CES di Las Vegas: Weart, l'anello che trasforma in forma digitale il tatto

Di Redazione | 11 Gennaio 2019 alle 11:43

Dall'Università di Siena al CES di Las Vegas: Weart, l'anello che trasforma in forma digitale il tatto

La tecnologia è nata all’interno di SIRSLab (Siena Robotics and Systems Lab), laboratorio di ricerca dell’Università di Siena

Un anello che trasmette la sensazione del tatto da una persona all’altra, anche a distanza, o la ricrea – associata a un film, a una musica, a un videogioco o alla realtà virtuale o aumentata – amplificando così le percezioni sensoriali. Si chiama Weart (Wearable Robotic Technology) la soluzione indossabile presentata oggi al CES di Las Vegas, la maggiore fiera mondiale dedicata alla tecnologia e all’innovazione. Weart può far percepire a chi lo indossa pressione, vibrazione e temperatura che combinati offrono una riproduzione del tatto. La tecnologia è nata all’interno di SIRSLab (Siena Robotics and Systems Lab), laboratorio di ricerca dell’Università di Siena, che si occupa di robotica e tecnologie legate alla manipolazione e al senso del tatto, e viene sviluppata in collaborazione con e-Novia attraverso l’omonima società che vede tra i fondatori oltre a e-Novia, la Fabbrica di Imprese, Guido Gioioso, Giovanni Spagnoletti e il professor Domenico Pratichizzo.

«I device che stiamo sviluppando – spiega Guido Gioioso, ricercatore di SIRSlab – possono essere visti come l’equivalente di microfoni e casse per il senso del tatto. Da un lato permetteranno di registrare le interazioni tattili di un utente mentre esplora o afferra oggetti che lo circondano, in termini di forze, vibrazioni e cambiamenti di temperatura. Dall’altro potranno riprodurre, “mettere in play”, queste sensazioni, realizzando per il senso del tatto quel processo di digitalizzazione che è già avvenuto per la vista e l’udito». Due utenti distanti tra loro potranno così, per esempio, grazie a questi dispositivi, scambiarsi e condividere sensazioni tattili (anche durante una videochiamata) che si andranno ad aggiungere a quelle audio e video, comunicando attraverso un canale, quello del tatto appunto, che è fortemente legato alla nostra sfera emotiva. Il “microfono” tattile è fatto da sensori tattili: il dispositivo registra ruvidezza, temperatura e pressioni. L’altro ha a bordo degli attuatori, componenti che riproducono sulla pelle vibrazioni, pressioni e cambiamenti di temperatura a livello cutaneo.

«La soluzione si presta, oltre che al mondo della comunicazione one-to-one, anche ad applicazioni rivoluzionare legate all’entertainment – spiega Ivo Boniolo, Chief Innovation Officer di e-Novia, la Fabbrica di Imprese – grazie a Weart le percezioni tattili andranno ad aggiungersi a quelle visive ed uditive aumentando l’esperienza dello spettatore al cinema, di un ascoltatore di musica o dell’utente di un videogioco».



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